Quanto regaliamo ai clan della malavita con il business illegale dei rifiuti speciali? Più di tre miliardi di euro. Una cifra enorme, per quella quota di immondizia (circa l’80 per cento del totale) che sfugge ai controlli, avvelena aria, acqua e terreni (vedi la tragedia della Terra del fuochi) e arricchisce le casse delle associazioni criminali.
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I rifiuti speciali, ricordiamolo, sono quelli che derivano dalle produzioni industriali, dalle attività commerciali, dal recupero e dallo smaltimento di rifiuti urbani e comprendono anche quelli iscritti alla categoria di “pericolosi” (come i medicinali scaduti, o le pile esauste). Se è vero che la politica non riesce in alcun modo a contenere il traffico illegale dei rifiuti speciali, è anche vero che tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per bloccarlo, o almeno limitarlo. Come? Curando bene lo smaltimento.
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Ogni anno in Italia si producono 170 milioni di tonnellate di rifiuti (dei quali 140 sono speciali, mentre gli altri 30 sono quelli domestici). A fronte di un numero così imponente, purtroppo la raccolta differenziata nel 2013 è ancora attorno al 42,3 per cento (nel Mezzogiorno crolla invece al 28,9 per cento) e una buona parte della nostra immondizia (il 37 per cento) finisce nelle discariche. Ecco: con questi numeri, e con impianti di incenerimento insufficienti (sono solo 44 in tutto il Paese), gli italiani sono ancora molto lontani da standard di sicurezza. E regalano così spazio agli affari della malavita.
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