Una delle più centrate definizioni del tempo, e anche del perché non dobbiamo sprecarlo lasciandoli travolgere dalla fretta, dalla velocità, dall’ansia del “tutto e subito, arriva dalla penna di Henry David Thoreau, filosofo e poeta americano, vissuto agli inizi dell’Ottocento e morto giovanissimo. Un giorno Thoreau decise di andare a vivere nel bosco, in una semplice capanna di legno vicino al lago di Walden, un eremitaggio in mezzo alla natura, lontano dalla civiltà e dalle leggi dell’economia, che durò molti mesi e gli consentì di scolpire nella testa e nelle sue riflessioni questa bellissima idea del tempo.
- Il tempo è lineare: ha un prima (passato), un durante (presente), e un dopo (futuro). Ogni volta che cerchiamo di forzarlo, lo stravolgiamo, avvitandolo in una dimensione circolare. Dove esiste solo il presente, un eterno presente nel quale restiamo intrappolati. Senza più riuscire a coltivare il gusto della memoria (passato) e il sogno del desiderio.
- Il tempo è lentezza: scorre come un ruscello, appunto, e non con la velocità delle onde o delle cascate. Ed è la lentezza che ci consente di dare il giusto valore al tempo, senza sprecarlo. Diceva Gandhi: «Voi occidentali avete l’ora, ma non conoscete il tempo».
- Il tempo è pazienza: un altro sinonimo che dovremmo sempre avere in evidenza, e che ben si abbina con l’immagine poetica della pesca e del ruscello. La pazienza aiuta a risolvere problemi che nella fretta, senza rispettare il divenire del tempo, sembrano e diventano irrisolvibili.
- Il tempo è pausa: serve per riflettere, ma anche per ascoltare (e non parlarsi addosso), coltivare l’empatia, costruire ponti e relazioni. Cogliere la diversità come una ricchezza, e non come un problema o un vincolo.
- Il tempo è una luce sulla realtà: soltanto questa dimensione ci consente di dare una giusta dimensione ai fatti, privati e pubblici. Ogni episodio avviene in un contesto temporale, dal quale non si può prescindere.
- Il tempo offre le risposte: anche a domande che, sul momento, nell’attimo del presente, ci appaiono come degli enigmi. Irrisolvibili. Ed è il tempo a fare giustizia, non a caso un antico giudizio popolare lo definisce «galantuomo». A differenza dell’uomo.
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