RIFORMA PENSIONI 2016 –
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è presentato in Parlamento, per un’audizione, e ha comunicato che il governo sarebbe pronto a «ragionare» sulle pensioni. Che cosa significa questa frase? Traduciamo: il sistema previdenziale, che pure è stato oggetto di pesanti interventi negli ultimi anni, non regge, come più volte denunciato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. Bisogna intervenire.
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PENSIONI: I CAMBIAMENTI –
La sensazione, però, è che il governo su una materia così sensibile che riguarda milioni di italiani, prenda tempo, e non tanto per questioni tecniche, verifiche, o ragionamenti, come dice Padoan. No, la melina nasce da un puro calcolo politico: ci sono alle porte elezioni amministrative molto calde, e molto pesanti sul piano nazionale, e dunque è meglio non sollevare polemiche. Per non rischiare di perdere voti.
Continua così lo stillicidio delle mezze indiscrezioni, delle mezze prese di posizione, delle mezze parole, sapendo tutti che prima o poi bisognerà intervenire. Sul tavolo c’è una proposta molto articolata dello stesso Boeri. Tra i punti, la possibilità di andare prima in pensione, rinunciando però al 3 per cento dell’assegno per ogni anno di uscita anticipata; una revisione della legge Fornero nella parte degli squilibri che ha creato; un contributo di solidarietà per i super pensionati.
CALCOLO PENSIONI –
Si può discutere su queste proposte, condividerle o meno. L’unica cosa che non si può fare è la melina elettorale, sapendo che, come ha ricordato lo stesso Boeri, di questo passo la generazione degli anni Ottanta andrà in pensione a 75 anni. E con assegni da fame.
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