Migranti climatici: sono 20 milioni all’anno

Cambiamento climatico, temperature estreme, siccità e carestie, ma anche inondazioni e cicloni disastrosi. É da questo che fuggono i rifugiati climatici e anche in Italia i danni non sono pochi.

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L’emergenza climatica sta facendo aumentare in modo esponenziale una categoria di sfollati che lasciano il loro paese in cerca di un luogo dove sopravvivere: i rifugiati climatici. Sono circa venti milioni all’anno le persone che fuggono da siccità, carestie, inondazioni, uragani e tempeste. Il clima impazzito costringe un pezzo di umanità a lasciare paesi poveri e più esposti alla crisi climatica, come il Bangladesh e l’Afghanistan.

RIFUGIATI CLIMATICI

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, IDMC, sono 22,3 milioni i flussi interni che nel 2021 si sono verificati a causa di disastri ambientali, costringendo milioni di persone a fuggire e lasciare la propria casa. Ciò non solo è direttamente ricollegabile alla crisi climatica, ma è un dato in costante aumento che ne pregiudica la portata dell’esodo, anno dopo anno. In particolare, i rifugiati climatici sono vittime di fenomeni metereologici fuori controllo come cicloni e tempeste. Ma anche di incendi incontrollabili, siccità sempre più gravi e temperature estreme. Condizioni atmosferiche che minacciano di degenerare ancora se non si corre ai ripari al più presto. Ma chi sono i profughi ambientali e come sono inquadrati secondo le norme internazionali?
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CHI SONO I PROFUGHI AMBIENTALI

A livello internazionale vige la Convenzione di Ginevra del 1951 che stabilisce chi sono i rifugiati e secondo quali canoni un profugo può definirsi tale. In particolare, i Paesi firmatari concedono pieni diritti:
a chiunque, (…) nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.
Per il rifugiato climatico quindi non vi è traccia nelle norme internazionali. Piuttosto, è previsto asilo e assistenza per coloro che sono costretti a fuggire a causa di conflitti e violenze innescati da scarsità di risorse o problematiche derivanti dalla crisi climatica.
Tuttavia, i rifugiati climatici sono parte integrante di una nuova forma di emigrazione di massa che interessa in particolare le zone più indigenti del pianeta. I dati sono allarmanti e l’importanza di attualizzare le norme in tal senso è indiscutibile. In accordo con le analisi dell’IDMC, nel 2021 sono stati 84 i Paesi e Territori colpiti da disastri naturali, con 5,9 milioni di persone costrette a fuggire e cercare nuova dimora. Nello specifico, le popolazioni più colpite sono state:
  • Afghanistan, 1,390 milioni;
  • Cina, 943 mila;
  • Filippine, 700 mila;
  • Etiopia, 579 mila;
  • Sud Sudan, 527 mila;

Pertanto, i profughi ambientali sono un problema sempre più evidente che sarà importante affrontare con soluzioni efficaci.

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Il termine è abbastanza attuale e ingloba tutte quelle persone che per qualsiasi motivo legato a disastri climatici sono costrette ad abbandonare la casa o addirittura a varcare i confini del Paese di cittadinanza. In questo istante vi sono centinaia di profughi che fuggono dal Sahel, Sud Sudan, Eritrea ed Etiopia a causa di siccità e clima estremo che costringe la popolazione alla fame e non avere più gli strumenti minimi per la sopravvivenza.
Ma i rifugiati climatici sono anche coloro che sono costretti a fuggire per via delle inondazioni e dell’innalzamento del livello del mare. Si stima che nei prossimi 50 anni Cina, India, Tailandia e Indonesia possano perdere anche fino al 10% del suolo abitato odierno. Sono già diverse infatti le manovre messe in atto dalla Cina per cercare di spostare o mettere in sicurezza le città a rischio sommersione. Anche in Europa il rischio è elevato e per alcune città potrebbero presentarsi problemi insormontabili. Venezia è di sicuro tra le più preoccupanti, ma anche città come Amsterdam, Helsinki e Barcellona sono osservate speciali.

DOVE SI TROVANO LE REGIONI PIÙ COLPITE DALL’ESODO CLIMATICO

Le aree più colpite dal cambiamento climatico sono prevalentemente situate nelle regioni in via di sviluppo. A pagarne le spese infatti sono per lo più i Paesi del Centro e Sud Africa, Filippine, Cina, Bangladesh, Indonesia, India e Afghanistan. Ad oggi i rifugiati climatici sono in costante aumento e il fenomeno, in accordo con le previsioni odierne, sembra suggerire un peggioramento nei prossimi anni.

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RIFUGIATI CLIMATICI BANGLADESH

Soltanto dal Bangladesh, uno dei paesi più poveri del mondo, ogni anno fuggono dalla crisi climatica oltre 500 mila persone. L’innalzamento dei mari distrugge le terre, migliaia di famiglie perdono tutto nel giro di poche settimane, rischiano il colera e la malaria. E hanno una sola possibilità di sopravvivenza. fuggire, dopo una prima tappa nelle baracche malsane di Dhaka, la capitale del Paese.

RIFUGIATI CLIMATICI IN ITALIA

Gli effetti della crisi climatica in Italia sono più che evidenti. Siccità, caldo estremo e inondazioni improvvise sono i principali rischi che secondo l’European Severe Weather Database, negli ultimi 10 anni hanno colpito con maggior frequenza e forza. In particolare con forti piogge, grandine e perfino trombe d’aria e tornado, come accaduto in Veneto negli ultimi anni. Infatti, come riportato dall’ESWD, dal 2011 gli eventi sono più che quadruplicati con un impatto catastrofico sia per la popolazione sia per il suolo. Inoltre, a preoccupare in Italia sono le alluvioni e le frane che negli ultimi anni oltre ad essere aumentate, hanno interessato con maggior frequenza aree a rischio come Liguria, Piemonte, Pianura Padana e Veneto. Senza dimenticare Sicilia, Sardegna e altre regioni della Penisola che nei prossimi anni assisteranno ad un ulteriore incremento di fenomeni critici.

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