Glifofato: retromarcia dell’Europa che adesso lo difende per rimetterlo sul mercato

Eppure l’Organizzazione mondiale della Sanità è stata chiara: è una sostanza "probabilmente cancerogena". La resa di Germania e Francia e la posizione dell’Italia

RITORNO DEL GLIFOSATO IN EUROPA

Torna l’ombra oscura del glifosato in Europa, proprio dove ogni giorno sentiamo declamazioni e annunci su come sta avanzando la nuova agricoltura sostenibile. Mentre tutto tace sulla tabella di marcia che avrebbe dovuto portare alla completa eliminazione di questo micidiale prodotto nei paesi dell’Unione, le aziende produttrici e la lobby degli agricoltori che fanno largo uso di pesticidi, hanno portato a segno un colpo formidabile.

RITORNO DEL GLIFOSATO IN EUROPA

Dopo che il Parlamento europeo, nel 2017, aveva votato a larghissima maggioranza una risoluzione per l’eliminazione graduale del glisofato nei paesi dell’Unione, i giochi, a distanza di quattro anni, si sono riaperti. Il 15 giugno 2021 è stato consegnato alla autorità europee un rapporto di ben 11mila pagine con il quale quattro stati (Ungheria, Svezia, Paesi Bassi e Francia) si sono divisi il lavoro per valutare il ritorno all’uso dell’erbicida in vista di una nuova autorizzazione da introdurre entro il mese di dicembre 2022. La conclusione è terrificante: secondo i quattro stati il glifosato non ha proprietà tossicologiche tali da giustificarne l’esclusione dal mercato. E dunque può essere nuovamente messo in vendita senza problemi. Nel rapporto si dice chiaro e tondo che questo erbicida non è cancerogeno, mutageno o reprotossico, e l’unico interrogativo, per il quale si richiedono ulteriori indagini, riguarda il suo impatto sulla biodiversità.

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GLIFOSATO NORMATIVA

A questo punto l’intero quadro della normativa europea sul glifosato viene messo in discussione, e l’erbicida ha vinto un round molto importante. Gli interessi in gioco sono enormi, e ricordiamo i due grandi paesi player dell’Europa, Francia e Germania, nonostante tante dichiarazioni di facciata, sono schierati a difesa del glifosato. La Francia per le pressioni degli agricoltori che fanno largo uso di erbicidi e pesticidi. La Germania a difesa della Bayer, colosso dell’industria made in Germany, che ha acquistato, facendosi carico di multe miliardarie, la Monsanto, azienda numero uno al mondo per la produzione di glifosato. Dopo le conclusioni del rapporto dei quattro paesi europei, saranno le due Agenzie europee, quella per le sostanze chimiche (Echa) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) a dare le indicazioni per la nuova normativa. Il loro parere è atteso entro la primavera del 2022 e, con queste premesse, tutto lascia immaginare che ci sarà una nuova normativa europea decisamente più favorevole al glifosato e alle aziende che lo producono.

GLIFOSATO TOSSICITÀ

Il punto decisivo per il futuro del glifosato riguarda la risposta alla seguente domanda: Chi ha ragione sulla sua tossicità? Le due Agenzie europee che hanno riaperto i giochi o l’Organizzazione mondiale della Sanità che li aveva chiusi? In realtà la promozione dell’erbicida non è avvenuta sulla base di nuove evidenze scientifiche, ma solo attraverso l’esame delle analisi fornite dalle stesse aziende produttrici. Potete immaginare le pressioni esercitate, a vario livello, dalle società che vedevano in gioco interessi miliardari: nel corso delle varie udienze, per esempio, i giornalisti investigativi di Le Monde hanno scoperto e denunciato le continue pressioni da parte di uomini della Monsanto. A fronte di un giudizio così di parte, scritto in pratica dalle aziende che producono gli erbicidi, l’uso del glifosato è stato già a suo tempo messo al bando con un giudizio molto secco dell’Iarc, l’Agenzia legata all’Organizzazione mondiale della Sanità, incaricata della classificazione degli agenti cancerogeni nel mondo. E l’Iarc ha definito il glifosato “probabilmente cancerogeno” già nel 2015: un giudizio che ha messo in moto la catena di nuove norme in Europa e in America.

GLIFOSATO IN EUROPA

Ma il singolare verdetto delle quattro nazioni, molto opaco nel merito e per il metodo, è stato reso possibile anche da un altro fattore che ha dominato in questi anni: il ritardo decisionale dei paesi europei. Di fronte alla lentezza politica dell’Europa e dei singoli stati, le aziende produttrici e gli agricoltori hanno avuto gioco facile nel fare melina, e rinviare una vera eliminazione degli erbicidi dai mercati. Gli esempi più significativi sono quelli della Francia e della Germania. Emmanuel Macron aveva promesso la messa al bando del glifosato entro il 2020, ma di fronte alle pressioni delle varie lobby ha dovuto fare marcia indietro e adesso si accontenta di promettere incentivi a chi si impegna a non utilizzare più erbicidi e pesticidi.  In Germania, la messa al bando era prevista per il 2024, ma non esistono né una legge né un provvedimento amministrativo che renda questa ipotesi davvero concreta. Il dossier tornerà nelle mani del nuovo governo, che uscirà dal voto delle elezioni politiche previste per l’autunno del 2022.

GLIFOSATO IN ITALIA

In questo quadro, l’Italia almeno può contare sul divieto, molto parziale, del glifosato. In alcune, specifiche circostanze. Erbicidi e pesticidi sono vietati in parchi, giardini, aree verdi pubbliche, campi sportivi, nelle zone verdi di scuole e ospedali. Il divieto assoluto del glifosato è previsto anche in agricoltura, durante raccolti e trebbiatura. Infine, sono state revocate le nuove autorizzazioni di prodotti fitosanitari. Come vi vede da questi divieti, le maglie sono ancora larghe e potrebbero allargarsi ancora di più qualora la normativa europea andasse nella direzione indicata dal rapporto dei quattro.

CAUSE PER IL GLIFOFATO

Intanto continuano a ritmo incessante le cause per il risarcimento dei danni alla salute causati dal glifosato. Specie negli Stati Uniti. Più di centomila persone colpite da linfoma non Hodgkin (Lnh) dopo avere usato per anni il pesticida, hanno chiesto pesanti risarcimenti alla Monsanto, l’azienda produttrice. E la Bayer, che intanto ha acquisto la Monsanto, nel giugno del 2020 ha sborsato dieci miliardi di dollari per pagare le transazioni con migliaia di persone che avevano fatto causa alla società.

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