RIUTILIZZO FONDI CAFFÈ
Il caffè non è solo un piacere per il palato e uno sprint di energia (anche se bisogna sempre ricordarsi di non esagerare) ma può diventare anche un ottimo scarto da riciclare. Da qualche anno si sono aperti nuovi orizzonti industriali, con enormi aumenti di fatturato e di occupazione.Nell’industria del caffè, infatti, si sono resi conto che questa preziosa materia prima, soprattutto sotto forma di cialde, può diventare pellet per alimentare stufe, caldaie e in futuro anche le auto.
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RICICLO CAFFÈ
A Londra ad esempio la catena Caffè Nero ha avviato una partnership con le aziende specializzate in riciclo First Mile e Bio-Bean. Grazie a questa partnership la multinazionale spera di raccogliere in un anno 218 tonnellate di fondi di caffè dai negozi presenti nella capitale britannica. Di queste 98 tonnellate saranno trasformate in pellet, sufficienti ad alimentare 435 case. L’obiettivo però è estendere l’iniziativa ad altre città, sia di trasformare i fondi di caffè anche in un altro combustibile, il biodiesel. Una tonnellata di fondi caffè, infatti, consente di ottenere 245 litri di questo carburante.
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IN FRIULI PELLET E FERTILIZZANTI DA SCARTI CAFFÈ
Ma anche in Italia esempi di riutilizzo fondi di caffè non mancano. È il caso, ad esempio, del gruppo “Cda” (Cattelan Distributori Automatici), un’eccellenza friulana in materia di produzione di macchine e cialde per il caffè. Dopo una lunga ricerca con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’università di Udine, Fabrizio Cattelan, amministratore delegato di “Cda”, ha lanciato la sua sfida sul versante dell’innovazione. Con l’obiettivo di recuperare i fondi di caffè finora considerati uno scarto inutilizzabile e dunque un costo per l’azienda e un problema per la catena dello smaltimento dei rifiuti sul territorio. Così dagli scarti del caffè in Friuli nascono pellet e fertilizzanti: i primi hanno una resa, in termine energetici, pari al doppio del legno; i secondo si presentano privi di qualsiasi contenuto chimico.
La scoperta in Friuli è solo l’inizio di un recupero industriale degli avanzi di caffè, con prospettive molto interessanti se si pensa che in Italia ogni anno si consumano 3,4 miliardi di tazzine di caffè.
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