Perché i nonni sono così importanti

Sono più di 12 milioni. Attivissimi. E sono diventati decisivi nelle nostre vite. Sette milioni di nonni pagano conti di figli e nipoti. L'80 per cento di loro si occupa dei nipoti fino a quando compiono 13 anni. Che altro possiamo chiedere?

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Benedetti nonni. Amatissimi da sempre dai loro nipoti, coccolati e perfino viziati; pronti, come soldati, a sostituire i figli nell’accudire i bambini. Ma benedetti due volte, in quanto i nonni, in silenzio e senza neanche aspettare un grazie, sono stati capaci, come tante formiche al lavoro, di costruire un welfare parallelo. Pagato con il loro portafoglio. Qualche risparmio, una pensione, una piccola rendita: a disposizione di figli e nipoti.

Importanza dei nonni

Il conflitto generazionale è uno dei più forti nelle nostre società, e non solo in Italia, con il rischio che vadano sprecate intere generazioni. Ma questo non significa considerare gli anziani un peso nella nostra vita. Anche perché ne avremo sempre di più, e tutti, in tutte le famiglie, dovremo fare i conti con loro: attualmente in Italia ci sono 14 milioni di persone con più di 65 anni, nel 2037 saranno 4,5 milioni in più. E già adesso gli over 65 con limitazioni funzionali sono quasi 3 milioni. Coinvolgono, con i loro problemi, il Servizio sanitario nazionale, l’intero sistema del welfare, un nuovo esercito di lavoratori (le badanti in Italia sono più di un milione), e milioni di familiari e amici. L’onda lunga degli anziani, di una società che invecchia e allunga la vita, implica un aggiornamento radicale degli strumenti di protezione sociale. Per esempio, ma è solo un piccolo caso, un’assicurazione obbligatoria sulla non autosufficienza, concordata con le varie casse previdenziali per ottenere un prezzo super scontato, che esiste in buona parte dei paesi europei. Ma parallelamente a politiche attive nei confronti degli anziani, è fondamentale allungare il nostro sguardo su quanto i nonni danno alla società, alle famiglie, al nostro vivere quotidiano. Su quanto siano diventati essenziali, al punto da non poterli sprecare. Un valore che, in tanti, stanno colpevolmente riscoprendo in questi giorni di tragedia legati al coronavirus.
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Il ruolo dei nonni

I nonni stanno tornando a fare i nonni, dando anche una grande lezione di civismo ai più giovani. Mentre vari governi continuano a promettere aiuti alle donne che lavorano, a partire da un aumento degli asili nido, i nonni sono in campo: l’80 per cento di loro si cura dei nipoti fino all’età di 13 anni. E intanto sono sempre loro, i nonni, che ritroviamo, da pensionati, a tinteggiare scuole dove hanno lavorato, a raccogliere mozziconi dove sono andati al mare, ad accompagnare i bambini quando devono attraversare la strada dopo la scuola. Ad aiutare altri nonni, questi non autosufficienti. Basterebbero già questi motivi, ai quali però dobbiamo aggiungere l’enorme amore che arriva da un nonno o da una nonna, per non non ricordarci di loro solo quando dobbiamo chiedere soldi o un aiuto in famiglia.

Viva i nonni. E lunga vita ai nonni. Sono già 12 milioni e mezzo in Italia, ma per effetto della curva demografica, si tratta di un pezzo della popolazione destinato ad aumentare, e tanto. Ma prima e dopo i numeri, viene un fatto che possiamo verificare tutti i giorni nelle nostre case e nelle nostre famiglie: senza i nonni la nostra vita sarebbe peggiore e più complicata.  E dunque, guai a sprecarli solo perché l’età avanza con i suoi danni e i suoi segni.

Viva i nonni se sono molto anziani, poco lucidi, e sono ritornati bambini. Ci accompagnano nell’universo della memoria e nella profondità della vita autentica, ci fanno sentire utili, in grado di dare a chi ha tanto dato a noi. E mentre ci chiedono di non abbandonarli nella solitudine, ci danno compagnia e calore. Sempre.

E viva i nonni quando, lucidissimi, diventano essenziali nel sostegno agli equilibri familiari.  L’Italia invecchia, e ogni giorno si contano 30 nuovi ultrasettantenni, con una stima di quasi il 30 per cento della popolazione over 65 entro il 2030. Invecchia, con problemi per la rete assistenziale pubblica, per le pensioni e per la spesa sanitaria. Ma anche con il motore in più di una grande risorsa che cerca di contenere l’urto del disagio dei giovani.

Confessioni di un nonno

Ma essere nonno, o nonna, è anche una grande avventura umana, un viaggio in un’età dove il crepuscolo del corpo e del tempo si abbina a nuovi slanci, a nuove energie, e perfino a un ritorno alle emozioni infantili. Scrive Aristofane, nella commedia Le nuvole: «I vecchi sono bambini per la seconda volta». I nonni, dunque, sono uomini e donne che iniziano un’altra vita, come racconta in una sorta di memoir autobiografico il giornalista Gino Nebiolo (Avete contato bene le dita? Confessioni semiserie di un nonno alle prime armi. Edizioni Rizzoli). Nebiolo, recentemente scomparso, dal dopoguerra e per diversi anni era stato inviato speciale e corrispondente in diverse Capitali del mondo: aveva vissuto cioè da apolide, spesso distante dagli ancoraggi familiari. Poi con l’anzianità si era ritrovato a scoprire i piaceri casalinghi, e non solo, di un nuovo, affascinante mestiere: quello di un nonno con cinque nipoti di sedici, quattordici, tredici, undici e cinque anni.

Zitti zitti i nostri nonni, quasi riconoscendo l’importanza strategica del loro ruolo, sono diventati un perno dello Stato sociale parallelo, quello che cresce nelle nostre famiglie, senza alcun aiuto del pubblico. I numeri parlano chiaro. Ci sono 1 milione di nonni che fanno i badanti, curandosi di altre persone anziane del nucleo familiare altrimenti abbandonate, e 3,2 milioni che si occupano dei loro nipoti, mentre entrambi i genitori lavorano. Ma la cosa più clamorosa riguarda il supporto finanziario. In pratica 1,5 milioni di nonni regolarmente e 5,5 milioni saltuariamente aiutano, sul piano finanziario, figli e nipoti. Fanno assistenza indiretta, e in totale sono circa 7 milioni. E una famiglia su tre salva il proprio bilancio grazie a loro.

Ma come ci si comporta con i nonni? Lo psicologo americano Preston Ni ha appena pubblicato un libro dal titolo accattivante, Come comunicare con anziani difficili, nel quale sono contenuti alcuni spunti importanti. Per esempio, il consiglio di usare pazienza e compassione, di chiedere invece di ordinare, di ascoltare e dare sempre una possibilità di scelta alle persone anziane. Magari lasciandoli abbandonare ai loro straordinari racconti. E ricordando le parole di Papa Francesco: «La vecchiaia è la sede della sapienza della vita». Della sapienza, ma anche dell’aiuto concreto, e insostituibile, alle nuove generazioni.

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