Padri di nuovo in famiglia e donne meno sole con i figli

Nuove tendenze: il ritorno dei padri al loro mestiere. In America il 40 per cento dei bambini crescono senza un genitore.

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A volte ritornano. Dopo anni di eclissi e perfino di abdicazione, i padri stanno riscoprendo il loro fondamentale mestiere in famiglia. Anche in Italia, dove da qualche anno la riforma Fornero ha introdotto il congedo di paternità, consentendo così anche agli uomini di astenersi dal lavoro per dedicarsi ai figli, norme che nei paesi scandinavi, come la Norvegia, esistono già da vent’anni. Risultato: siamo già a 50mila padri che ritornano a casa e si occupano a tempo pieno, dal cambio dei pannolini alle notti in bianco, dei loro bambini. Un passo avanti importante, anche se restiamo molto lontani da nazioni come la Germania dove, grazie a una legislazione molto aperta, già un padre su quattro ha fatto questa scelta.

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RUOLO DEL PADRE NELLA FAMIGLIA DI OGGI –

Che cosa significa il ritorno dei padri? C’è innanzitutto un impatto positivo sugli equilibri familiari, su un modello educativo che non può essere caricato tutto sulle spalle delle madri, anche loro sempre più impegnate con attività professionali. Nell’America super produttiva e super competitiva, la rinuncia di uno dei genitori ha portato a un vero vuoto nella famiglia, e il 40 per cento dei bambini statunitensi crescono senza il padre. Paul Raebun, professore al Mit di Boston, è l’autore di un libro che sta facendo molto discutere in America, dal significativo titolo I padri contano? Quello che la scienza ci dice sul genitore che abbiamo trascurato. Afferma Raebun: “Abbiamo bisogno ovunque di un nuovo modello di paternità e del riconoscimento della centralità di questo ruolo. I padri devono essere consapevoli del loro valore, di quanto non siano sostituibili anche nel caso di madri bravissime, e il valore della paternità va tutelato anche dalle politiche sociali che lo hanno spesso cancellato”. In Italia sono stati gli psicologi infantili a lanciare più volte l’allarme: rinunciare ai doveri della paternità, e quindi all’esercizio di un ruolo, significa mettere a rischio l’autonomia dei figli, e un padre non può essere solo un amico o un compagno di giochi nel tempo libero. Deve essere presente, anche fisicamente, in famiglia. Un appello che sarà uno dei temi centrali del Sinodo straordinario sulla famiglia convocato da papa Francesco per il prossimo mese di ottobre. Nella crisi di identità e di riconoscibilità della famiglia, frutto avvelenato del virus dell’individualismo più spinto e soffocante, la Chiesa vede un aspetto centrale proprio nell’arretramento dei padri, e ne propone con forza una nuova spinta propulsiva. “Nessuno dei due genitori può derogare al proprio impegno educativo nei confronti dei figli” taglia corto monsignor Vincenzo Paglia, presidente del  Pontificio Consiglio della Famiglia.

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Il secondo effetto positivo del ritorno dei padri riguarda, invece, le donne. Solo con un maggiore equilibrio dei ruoli, secondo le leggi della natura, le madri potranno ridurre le forti penalizzazioni che oggi subiscono, fino alla discriminazione, nel mondo del lavoro. Il tasso di occupazione femminile in Italia è attorno al 46 per cento, dodici punti in meno rispetto alla media europea (58,1 per cento) ed è stato calcolato che se riuscissimo a portare questo indice al 60 per cento, come tra l’altro prevede il Trattato europeo di Lisbona, il nostro pil, cioè la ricchezza nazionale del Paese, volerebbe del 7 per cento. Saremmo cioè fuori dalla recessione. Tornare in famiglia, osservano le donne, per i padri significa anche rendersi conto di quanto pesano in termini di fatica e di impegni i lavori domestici, oggi per l’87 per cento ancora completamente sulle spalle delle donne. Colpite così due volte: la prima come madri lasciate da sole, e la seconda come donne che devono farsi carico dell’intera gestione domestica.

RUOLO DEI GENITORI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI –

Perfino la biologia sta indirizzando una parte delle sue ricerche per dimostrare la necessità di un pari impegno dei genitori in famiglia. Gli ultimi studi, per esempio, ci dicono che già durante la gravidanza il padre stabilisce un forte legame con il nascituro perché attraversa dei veri e propri cambiamenti ormonali. Nel suo organismo diminuisce il livello del testosterone, l’ormone della virilità, mentre aumenta la prolattina, l’ormone associato alle donne durante l’allattamento. Nei primi anni di vita dei neonati, altra scoperta delle ricerche scientifiche, il modo del padre di giocare con i figli, più fisico e più legato al movimento, è determinante per incoraggiarli a esplorare il mondo e ad allevarli alle sfide della competizione.  E ancora: quanto più tempo i padri passano con i figli, tanto più in fretta i bambini imparano a parlare e migliorano la loro proprietà di linguaggio. Il ritorno del padre, infine, è un fenomeno che si affaccia anche sul web, dove si stanno moltiplicando, sulla scia delle esperienze americane,  i daddy blogger. Sono dei veri diari, come i blog di Davide Nonino (www.quantestoriepapa.it),  di Marco De Marco (www.solopapa.wordpress.com) e di Stefano Dell’Orto (www.congedoparentale.blogspot.it) , che raccontano una nuova tendenza, utile alla famiglia e all’economia.

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