Sacchetti biodegradabili: il 40 per cento sono falsi

Molti negozi se le fanno pagare come bio, ma non lo sono. Con danni enormi per la raccolta dei rifiuti

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SACCHETTI BIODEGRADABILI FALSI

Siamo circondati dai sacchetti biodegradabili: almeno il 40 per cento di quelli che troviamo quando facciamo la spesa, secondo un’indagine di Altroconsumo. Circa il 60 per cento, stando invece alla ricerca di Assobioplastiche, l’associazione di produttori di buste bio (vere). Legambiente ha fatto un’indagine sul campo, e ha scoperto che su 26 sacchetti per  la spesa ritirati nei supermercati 8e pagati dal consumatore), ben 6 sono risultati falsi. I sacchetti biodegradabili falsi sono un triplo spreco. Danneggiano i consumatori, che li pagano. Mettono alle corde un’industria che ha molte potenzialità. Rendono impossibile la raccolta differenziata e contribuiscono a inquinare le città.

COME RICONOSCERE UN SACCHETTO BIO AUTENTICO

Innanzitutto ha una scritta, “biodegradabile”, e un marchio di certificazione; poi è morbido e poco resistente e quando si avvicina a una fiamma brucia come se fosse carta. Il sacchetto bio si trasforma in sei mesi in sostanze non inquinanti per l’acqua e per i terreni. Quello falso, invece, è molto più resistente, essendo realizzato con un polietilene che resiste anche 400 anni.

La cosa più grave sta nel fatto che diversi cittadini, non riuscendo a distinguere tra il vero e il falso bio, li utilizzano normalmente nella raccolta differenziata. E una busta truccata non compostabile crea danni enormi all’intero ciclo della differenziata. Dunque: occhi aperti quando vi danno un busta presentata come bio, anche perché non è gratis.

PER APPROFONDIRE: Raccolta differenziata, come evitare errori e risparmiare tempo

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