Salmone: la quantità scritta sulle confezioni non è mai rispettata

Da un test svizzero si ricava che soltanto 2 prodotti su 15 analizzati contengono una quantità di pesce pari o superiore a quanto dichiarato. La classifica per gli omega 3

salmone scozzese

Il salmone affumicato con il trucco, e il vizietto, anche da parte di marchi molto noti e affermati sul mercato, di truccare i numeri. Ovvero, scrivere in etichetta la presenza di una quantità di salmone affumicato nella busta che non corrisponde alla realtà. Questo dato, che dovrebbe richiedere una maggiore vigilanza da parte delle Autorità nazionali ed europee di tutela dei consumatori, viene fuori da un’indagine sul campo partita per valutare la presenza di omega 3 e poi arrivata a questa sconcertante scoperta.

La rivista svizzera Saldo ha fatto un test su bel 15 prodotti che si possono trovare innanzitutto nelle catene della grande distribuzione e i parametri utilizzati sono stati tre: la quantità dei grassi ( e, al contrario, dei batteri), le condizioni igieniche, la reale quantità di prodotto rispetto a quanto scritto in etichetta.

La classifica finale, ai primi posti vede i seguenti prodotti:

  • Salmone selvaggio Alaska, con un costo di circa 21 euro per ogni 100 grammi
  • Nordostpazifik
  • Wildfang
  • Migros

Non hanno superato il test il salmone “Almare Seafood” di Aldi presentava un’alta concentrazione di batteri, con oltre tre milioni di microrganismi per grammo e 6.800 unità di stafilococchi. Questo livello di contaminazione rende il pesce non fresco e potenzialmente pericoloso per la salute, con rischi di intossicazioni alimentari. Aldi ha dichiarato di voler migliorare la qualità igienica dei propri prodotti. Anche alcune confezioni di Coop (quella svizzera, non l’italiana) e Migros hanno evidenziato alti livelli di batteri, portando Coop a promettere verifiche con i propri fornitori.

Ma il dato più sconcertante di questa indagine sul campo, che denota una scarsa trasparenza sul mercato ai danni dei consumatori, riguarda le quantità reali di salmone affumicato contenute in ciascuna confezione. Solo due prodotti, e cioè il salmone di Globus e quello “Almare Seafood” di Aldi, contengono una quantità di pesce pari o superiore a quanto dichiarato. In sei confezioni, invece, la quantità media di salmone risulta inferiore al netto dichiarato, con una riduzione che va oltre il margine di tolleranza legale. Domanda: ma le autorità europee e nazionali di tutela dei consumatori dormono? Possibile che finora non abbiano notato nulla di anomalo? E non c’è da fidarsi troppo neanche dell’etichetta “salmone biologico”: uno studio scientifico britannico ha rivelato che un quarto dei salmoni “biologici” muore prematuramente negli allevamenti.

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