I grandi ospedali sono più sicuri dei piccoli, specie quando si tratta di interventi che possono prevedere alti rischi di mortalità. A questa conclusione sono arrivati i ricercatori dell’Agenzia sanitaria del Lazio che hanno esaminato, ospedale per ospedale, le statistiche che mettono a confronto le performance nelle varie strutture.
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L’ospedale più grande è anche più sicuro per l’aneurisma dell’aorta, l’angioplastica coronarica, gli interventi di bypass, il tumore al colon o al polmone, la frattura del femore, gli infarti.
Perchè queste migliori statistiche? I motivi sono tre. Innanzitutto più si lavora e più si è bravi e competenti, e dunque nei grandi ospedali il numero degli utenti consente la crescita della professionalità per le singole terapie. In secondo luogo, le attrezzature sono più aggiornate e più complete. E infine, solo il grande ospedale garantisce una super specializzazione all’interno di ogni categoria di interventi.
Da questi dati si può anche concludere che per razionalizzare la spesa sanitaria, e metterla finalmente sotto controllo, bisogna avere il coraggio di chiudere gli ospedali più piccoli ( o ridurli a postazioni per affrontare una prima emergenza, una sorta di mini-pronto soccorso) che oltre ad essere una fonte di sprechi peggiorano la sicurezza dei pazienti.
Non bisogna generalizzare, ma non bisogna neanche cadere nella trappola demagogica per cui “l’ospedale sotto casa non me lo tocca nessuno”. Più vicino non significa più sicuro, anzi: può significare più rischioso.
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