L’Italia solidale in questi giorni dell’emergenza è sempre più unita. In tutta la penisola si moltiplicano iniziative di solidarietà per affrontare i tempi duri dell’isolamento e della pandemia. Dalle esigenze più pratiche, come i negozi e le botteghe che offrono servizi gratuiti di consegna a domicilio o i vicini che si organizzano per la spesa alle consulenze psicologiche online, il paese ai tempi del coronavirus ha riscoperto un senso di comunità e di vicinanza, e ciascuno ha deciso di utilizzare il suo tempo e le sue capacità per aiutare gli altri.
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SARTA CHE CUCE MASCHERINE GRATIS
Proprio come ha fatto Irene Coppola, stilista e sarta titolare di un piccolo laboratorio di moda nella città pugliese, che ha deciso di mettere a frutto il suo know-how per fronteggiare un’emergenza nell’emergenza, la scarsità di mascherine e di dispositivi di protezione individuali. In una notte, tra il 12 e il 13 marzo scorso, infatti, Irene ha realizzato 1000 mascherine, pensando alle persone anziane, ammalate o immunodepresse che non erano riuscite a trovarle nei giorni precedenti. Rinunciando a dar loro un prezzo, semplicemente regalandole. Sul suo profilo Facebook, da dove ha lanciato l’iniziativa, il bel gesto altruista e solidale è stato accompagnato da tanti calorosi messaggi di ringraziamento.
Le mascherine di Irene, oltre ad essere un regalo prezioso, sono in uno speciale materiale che è possibile lavare e sterilizzare: la pelle d’uovo, un particolare cotone a trama molto fitta utilizzata spesso per i corredini dei neonati ma anche nelle forniture ad uso sanitario ad esempio per camici o lenzuola. Ovviamente non è una mascherina dotata di apposito filtro, ma a difendere il lavoro della sarta Irene, sostenendo l’assoluta idoneità del tessuto e della sterilizzazione, si è schierato persino il il dottor Giuseppe Serravezza, oncologo ed ex direttore del reparto di oncologia dell’Ospedale del Sud Salento, che sui social ha spiegato che le mascherine cucite sono ancora più efficaci di quelle in commercio, sono lavabili a 90 gradi con candeggina, e quindi non hanno una durata tale da dover essere gettate via dopo qualche ora.
Ed è stato proprio il dottor Serravecchia, che adesso si occupa di assistenza domiciliare ai malati oncologici per la LILT, a rifornire Irene di cotone sanitario e tessuto idoneo per confezionare altre mascherine per i pazienti affetti da patologie tumorali. Sarta Irene non si scoraggia, e su Facebook scrive di essere stanca, ma contenta, e pronta a rimettersi al lavoro.
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MASCHERINE GRATIS IN SARTORIA
Gesto encomiabile, che non è, per fortuna isolato. I sarti solidali sono ovunque, persino in una periferia romana spesso ricordata solo nei trafiletti dei quotidiani locali per i disservizi o le notizie di microcriminalità. Siamo a Torre Maura, quadrante Est di Roma, quartiere tranquillo a dimensione familiare, ex borgata riqualificata e ancora più connessa al centro dai lavori della metro C.
Qui Pino, titolare di un negozio di sartoria vecchio stile, con merceria annessa, in una delle viuzze del quartiere, che solitamente hanno il nome degli uccelli. La sartoria, in Via dei Gabbiani, è chiusa, ma il titolare, dalla pagina FB del negozio, lascia la possibilità di prenotare telefonicamente mascherine lavabili in tessuto non tessuto, che vengono donate in omaggio agli abitanti del quartiere.
Nella scorsa settimana il laboratorio aveva prodotto, e distribuito, ben 300 mascherine. Di colore giallo, allegro e luminoso come il sole che torneremo a goderci appena avremo tutto questo alle spalle.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta dal Repubblica. it //Photocredits Repubblica.it)
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