Sartoria sociale Punto e a Capo: dal riciclo, lavoro per donne svantaggiate

Straniere in difficoltà e italiane disoccupate. La stoffa viene raccolta dai fondi di magazzino di alcune aziende tessili di Prato

sartoria sociale

La sartoria sociale Punto e a Capo di Pisa riesce a mettere insieme più cose: lotta agli sprechi, economia circolare e recupero degli scarti, opportunità di lavoro per donne svantaggiate. Il progetto prevede innanzitutto il recupero degli scarti di magazzino di alcune aziende tessili di Prato: da qui arriva, gratuitamente, la materia prima. La manodopera, invece, è formata da donne nigeriane, ucraine e italiane rimaste senza lavoro. Tra i capi nei quali Punto e a Capo è specializzata ci sono stole e scialli che vengono acquistati dall’Opera Pisana, ente religioso, e venduti ai turisti che entrano nei luoghi di culto della cittadina toscana senza un adeguato abbigliamento. L’Opera acquista le stole a 2 euro per sostenere la sartoria, e le rivende a 1,50 euro, come gli scialli usa-e-getta. In questo modo, tra l’altro, si riducono i rifiuti tessili, da sempre molto inquinanti.

Nel catalogo della sartoria sociale Punto e a Capo ci sono anche tovaglie, rivestimenti in tessuto, parei. E una particolare attenzione viene data alle riparazioni, offerte in promozione con uno sconto non inferiore al 10 per cento.

Foto: Pagina Fb di Sartoria Sociale Punto e a Capo

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