SBLOCCO ADOZIONI CONGO –
Il calvario delle famiglie italiane che ormai dal 2013 aspettano i propri figli adottivi in arrivo dal Congo, non è finito. Anzi, rischia di continuare a lungo. Ricordiamo che si tratta di bambini per i quali l’adozione è già stata approvata dal tribunale del paese africano che poi, improvvisamente, nel 2013 ha deciso di bloccare le partenze per «irregolarità» nelle procedure.
Da quel momento, grazie alla protesta civile ma energica e senza tregua delle famiglie interessate, 31 bimbi sono finalmente arrivati in Italia nel maggio del 2014. Ma 59 sono ancora rinchiusi negli istituti di Kinshasa e Gorna, e la loro partenza è stata di nuovo rinviata sine die. Il nuovo stallo è stato preso in consegna dalla ministra Maria Elena Boschi, che qualche giorno fa è stata nominata presidente della commissione per le adozioni internazionali.
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L’INTERVENTO DEL MINISTRO BOSCHI –
Vedremo che cosa riuscirà a fare la Boschi. Ma intanto bisogna sottolineare due cose. La prima: il governo, affidando a lei la guida della Commissione, sembra finalmente aver capito l’importanza di questa tragedia, sotto tutti i profili. Ricordiamo che negli ultimi anni, le adozioni internazionali, già molto complicate e costosissime, sono dimezzate e le famiglie italiane, in condizione di ricevere i bambini, stanno soffrendo molto. In secondo luogo, adesso che abbiamo archiviato il capitolo dei diritti delle unioni civili, omosessuali e non, è il momento di tornare ad occuparsi delle famiglie con i relativi figli. A partire da quelle che vogliono e possono procedere con le adozioni. In Italia abbiamo 35mila bambini “figli di nessuno”, spesso parcheggiati in qualche comunità o nelle generose case-famiglia, in attesa di destinazione. Che aspettiamo a rendere più facile e meno costosa la loro adozione? Se ne occupi anche la ministra Boschi, visto che ormai ha un ruolo strategico in questo settore.
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