Lo scioglimento dei ghiacci nella regione artica ha avuto una forte accelerazione. E secondo uno studio dell’università americana Boulder, in Colorado, potrebbe diventare totale e irreversibile entro i prossimi dieci anni. La principale causa del fenomeno è legata alle emissioni di gas serra e alla crisi climatica, ma secondo gli scienziati anche una drastica riduzione di CO2 potrebbe non bastare ad evitare il disastro annunciato. D’altra parte la crisi dell’Artico e la scomparsa dei suoi ghiacci sono fenomeni dei quali si parla da anni. Basti pensare che dal 1979 è sparito il 70% della calotta e che dal 2013 il completo scioglimento estivo è diventato sempre più probabile. L’unico argine a questo destino poteva essere rappresentato da una drastica diminuzione delle emissioni di anidride carbonica che, negli scorsi anni, è stata più volte promessa ma mai veramente messa in atto.
Lo studio si basa sulle rilevazioni di 21 centri di ricerca oceanografica di tutto il mondo, che contribuiscono a calcolare un modello climatologico chiamato Cmip6. Tra i 31 firmatari del paper c’è anche un’italiana, l’oceanografa Dorotea Iovino. Lo studio indica che, con le emissioni attuali, il ghiaccio dell’Artico sparirà entro il 2050. Un evento che appare inevitabile anche se effettivamente si riuscisse a rimanere al di sotto dei 2 gradi di riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali. La drastica riduzione delle emissioni rimane quindi di “importanza vitale”, chiariscono i curatori dello studio, secondo i quali se il riscaldamento del pianeta non smetterà di aumentare, dopo un’estate senza ghiaccio arriverebbe un inverno troppo mite la sua nuova formazione, con conseguenze catastrofiche per tutto il pianeta.
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