“Ok (Okjökull) è il primo ghiacciaio a perdere il suo status di ghiacciaio. Nei prossimi 200 anni è previsto che tutti i nostri principali ghiacciai faranno la stessa fine. Questo monumento testimonia che noi siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che va fatto. Solo tu saprai se lo abbiamo fatto”.
(Photo credit: Rice University)
SCOMPARSA DEI GHIACCIAI
Con questa “Lettera al futuro” dello scrittore ambientalista islandese Andri Snaer Magnason, riportata su una targa in bronzo, l’Islanda ha commemorato il ghiacciaio Okjökull, scomparso a causa dei cambiamenti climatici. Un mònito a tutti noi, prima che sia troppo tardi.
Poco più di 100 anni fa, il ghiacciaio si estendeva per oltre 15 chilometri quadrati e aveva ben 50 metri di spessore. Anno dopo anno, a causa dell’aumento delle temperature globali, le sue dimensioni si sono notevolmente ridotte. Temperature che ora minacciano anche gli altri 400 ghiacciai islandesi.
Nel 1978 il ghiacciaio Okjökull era di 3 chilometri quadrati, nel 2012 la sua estensione si è ridotta a 0,7 chilometri quadrati con uno spessore di soli 15 metri, come indicato in uno studio realizzato dall’università dell’Islanda. E questo, nel 2014, ne ha ufficialmente decretato la perdita dello status di ghiacciaio.
Dal 2014, anche il termine Okjökull (jökull in islandese significa ghiacciaio) è stato sostituito con Ok, il nome con cui ora si indica la montagna dove prima vi era il ghiacciaio.
SCIOGLIMENTO DEL GHIACCIAIO OKJÖKULL
Come è possibile vedere nelle immagini satellitari pubblicate dall’Osservatorio della Terra della Nasa, scattate nel settembre del 1986 e lo scorso 1 agosto 2019, di Okjökull non rimane quasi nulla.
On August 18, 2019, scientists will be among those who gather for a memorial atop Ok volcano in west-central #Iceland. The deceased being remembered is Okjökull—a once-iconic #glacier that was declared dead in 2014. https://t.co/IbwDha54cB #NASA #Landsat pic.twitter.com/pSFD08UohO
— NASA Earth (@NASAEarth) 12 agosto 2019
Oltre a numerosi attivisti e ambientalisti, ai ricercatori della Rice University di Houston e al geologo Oddur Sigurðsson che nel 2014 ha decretato l’estinzione del ghiacciaio, alla cerimonia nel corso della quale è stata deposta la targa, hanno preso parte anche Katrin Jakobsdottir, premier islandese, il ministro per l’Ambiente Gudmundur Ingi Gudbrandsson e Mary Robinson, ex commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani ed ex presidente dell’Irlanda.
Sulla targa, dopo la lettera commemorativa, viene riportata anche la cifra “415 ppm CO2”: 415 parti per milione di anidride carbonica, in riferimento al livello record di concentrazione di anidride carbonica registrato nell’atmosfera lo scorso maggio, responsabile dell’innalzamento globale della temperatura. Il dato, rilevato dai ricercatori dello Scripps Institute for Oceanography di San Diego e certificato dall’osservatorio Mauna Lau delle Hawaii è il più alto da quando l’uomo è comparso sulla Terra.
A partire dagli anni sessanta, quando gli scienziati hanno iniziato a tenere sotto controlla la quantità di CO₂ nell’atmosfera, il livello di emissioni, allóra pari a 315 ppm, è andato sempre più aumentando fino a raggiungere quota 400 ppm nel 2016. Lo scorso maggio, il livello record di 415 parti per milione: un dato da quale si evince che, nel corso degli ultimi tre anni, la quantità di CO₂ è cresciuta in media di 5 parti per milione.
Un atto simbolico il “funerale” del ghiacciaio Okjökull, ma anche un modo per sollecitare una presa di coscienza sui rischi a cui andiamo incontro a causa dello scioglimento dei ghiacci.
RISCHI SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI
Come evidenziano numerosi enti di ricerca ed organizzazioni internazionali, i gas serra che determinano l’innalzamento delle temperature sono in costante aumento dal 1900. Proprio l’aumento delle temperature ha ridotto lo spessore della calotta al Polo Nord che è così passato dai 3,6 metri del 1975 agli 1,25 attuali. Al Polo Sud invece, fra il 2010 ed il 2016, la calotta si è ridotta di ben 1.500 chilometri quadrati. I ghiacciai sono riserve d’acqua dolce importantissime. Nel nostro Paese, la superficie dei ghiacciai, nel corso degli ultimi 50 anni, è diminuita del 30 per cento. Lo scioglimento dei ghiacci comporta, a sua volta, l’innalzamento del livello del mare.
Come spiega, in un comunicato, Cymene Howe, professoressa di antropologia alla Rice University: “I memoriali non sono per i morti; sono per i vivi. Con questo memoriale, vogliamo sottolineare che spetta a noi, i vivi, rispondere collettivamente alla rapida perdita di ghiacciai e ai continui impatti dei cambiamenti climatici”.
SCIOGLIMENTO GHIACCIAI IN ISLANDA
Come rilevano Howe e il collega antropologo Dominic Boyer, l’Islanda, ogni anno, perde circa 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Di questo passo, il rischio è che, nei prossimi 200 anni, sull’isola scompariranno circa 400 ghiacciai.
DOCUMENTARIO NOT OK MOVIE
Ed è proprio per ripercorrere la storia del ghiacciaio Okjökull e mostrare l’impatto che i cambiamenti climatici possono avere sulla nostra vita, Cymene Howe e Dominic Boyer hanno realizzato il documentario “Not Ok movie”:
(Photo credit immagine di copertina: Nasa Earth Observatory)
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