SCUOLA SENZA COMPITI
Per il momento si tratta di esperimenti, ma intanto si sono allargati già in tre regioni italiane: Piemonte, Lombardia e Sicilia. Qui avanza la Scuola senza compiti a casa, croce e delizia di tante famiglie e di tanti alunni. Le classi coinvolte nel progetto sono 166, e riguardano scuole primarie e medie di cinque province italiane (Milano, Torino, Biella, Verbania e Trapani), mentre sul web è molto frequentata la pagina Facebook di Maurizio Parodi, preside ligure, intitolata Basta compiti.
Ma come funziona una scuola senza compiti a casa? Vediamo da vicino l’esperimento avviato a Torino, nell’Istituto di arti applicate e design diretto da Laura Milani.
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SCUOLA SENZA COMPITI TORINO
L’insegnamento all’interno di questa scuola si svolge intorno a cinque aree tematiche: l’alfabetizzazione, l’educazione all’immagine, l’educazione scientifica, l’educazione al suono e l’educazione al movimento. Alla fine dell’anno scolastico gli alunni affrontano un esame in una scuola pubblica per verificare le competenze acquisite. La prova non è obbligatoria ma permette di valutare l’avanzamento dell’apprendimento dei ragazzi attraverso tecniche di insegnamento innovative. Tra le nuove “materie” con le quali si misurano i ragazzi c’è anche un corso di cucina che permette loro di imparare a preparare quello che mangiano durante il pranzo a scuola. L’orario previsto, infatti, va dalle 8 alle 17. L’istituto è privato ma prevede borse di studio e ospita un massimo di 15-18 studenti per classe al fine di garantire a ogni alunno un’attenzione particolare. Al momento è prevista solo la scuola elementare ma nei progetti futuri c’è già l’estensione alle medie.
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SCUOLA POSSIBILE TORINO
La giornata scolastica è scandita in tre moduli di lezione da 80 minuti, con lunghe pause per mangiare e giocare. Inoltre in questa nuova scuola non è necessario portare lo zaino, perché tutto quello di cui i bambini hanno bisogno è già all’interno dell’istituto. L’obiettivo è far esprimere tutto il momento didattico all’interno della scuola in modo che non ci sia bisogno di dover studiare a casa. “La scuola possibile” vuole responsabilizzare gli studenti e renderli indipendenti per farli esprimere al meglio durante il tempo libero, invece che costringerli su una scrivania a studiare. Anche le valutazioni assumono un’identità diversa e gli esami diventano progetti da verificare in maniera attiva. Tutte queste nuove formule hanno convinto non solo l’Istituto di arti applicate e design di Torino ma anche tanti sponsor come Robe di Kappa, Lavazza, Fondazione Pistoletto, Aurora e tanti altri che hanno deciso di finanziare il progetto. Il sogno, per ammissione della direttrice Milani, è riuscire a creare una vera comunità dell’apprendimento come quelle descritte dai grandi pedagogisti.
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