Scuole a rischio: il 75 per cento possono crollare in caso di terremoto

E il 12,7 degli istituti ha ormai più di 70 anni. Con interventi di manutenzione sempre molto carenti

scuole a rischio

SCUOLE A RISCHIO IN ITALIA

Viviamo in un Paese con 24.073 scuole a rischio sismico, e non dobbiamo ricordarlo solo quando c’è un terremoto e le scuole crollano come se fossero fatte di cartapesta. Abbiamo la metà delle scuole italiane senza una regolare certificazione sulla sicurezza degli edifici. E abbiamo il 18 per cento degli istituti dove gli intonaci si sfarinano e il 23 per cento si presentano con le finestre rotte. Chi ha il coraggio ancora di parlare di “scuole sicure”?

Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, il 75 per cento delle scuole italiane è a rischio in caso di terremoto.  E non solo nella zona dei Campi Flegrei oppure nella provincia di L’Aquila: la mappa di questa fragilità riguarda tutte le regioni. D’altra parte, il 12,7 per cento delle scuole italiane ha più di 70 anni, e negli ultimi decenni gli interventi di manutenzione sono stati molto sporadici. Anche per una cronica mancanza di fondi.

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MESSA IN SICUREZZA DELLE SCUOLE ITALIANE

Servono soldi, certo. Ma serve anche uno sforzo politico e amministrativo che non sia discontinuo, a zig zag, ispirato solo all’idea di uno slogan da promuovere per qualche settimana o di un titolo sui giornali da conquistare. Il problema dei soldi, che non è certo secondario, va affrontato raschiando il barile dei tagli degli sprechi della spesa pubblica (il governo pensa di risparmiare 1,5 miliardi nell’anno 2018), ma non bastano. Bisogna coinvolgere in tutti i modi anche altri investitori, per un obiettivo da sistema Paese, quale appunto la messa in sicurezza delle nostre scuole. Non è impossibile: a Pesaro è stata appena inaugurata la nuova sede della scuola di via La Marmora, un edificio «zero energia», ovvero con risparmi energetici pari all’85 per cento. Il progetto, con una spesa di 20 milioni, è stato realizzato dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Matteo Ricci, e dal Gse (Gestore servizi energetici), il cui presidente, Francesco Sperandini, ha messo sul tavolo 8 milioni di euro di incentivi. Ecco: se c’è una volontà politica, e siamo al secondo problema, i soldi escono. È accaduto a Pesaro, perché non potrebbe accadere in qualsiasi altra città italiana? E questi soldi non sarebbero sprecati, ma al contrario aiuterebbero l’Italia a uscire dal tunnel e le scuole a non essere più bollate come «istituti a rischio». A rischio sicurezza, ed a rischio chiusura.

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