Se non lo avete fatto, partecipate al censimento: non e’ tempo sprecato. Anzi…

E’ in pieno svolgimento la compilazione, innanzitutto on line, del modulo con il quale l’Istat (Istituto nazionale di statistica) ci ha chiesto di partecipare al nuovo censimento degli italiani. Tutti abbiamo ricevuto l’avviso, e già circa 15 milioni di cittadini risultano ormai schedati negli archivi elettronici dell’Istat. Per altri, e non sono pochi, resta una […]

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E’ in pieno svolgimento la compilazione, innanzitutto on line, del modulo con il quale l’Istat (Istituto nazionale di statistica) ci ha chiesto di partecipare al nuovo censimento degli italiani. Tutti abbiamo ricevuto l’avviso, e già circa 15 milioni di cittadini risultano ormai schedati negli archivi elettronici dell’Istat. Per altri, e non sono pochi, resta una domanda di fondo: ma non sprechiamo tempo per compilare il questionario? Un interrogativo legittimo, anche perché si tratta di stare, con calma, davanti al computer senza sbagliare mosse, oppure di fare la fila all’ufficio postale per ritirare il modulo cartaceo ( se non lo hai ricevuto a casa o se lo hai perso). E in Italia le cose complesse diventano sempre più complicate del dovuto per qualche disservizio o per il solito intoppo burocratico. In questo caso, l’Istat ha fatto bene il suo lavoro, ma i problemi che abbiamo sulla rete Internet, e in generale la sua fragilità in Italia,  hanno creato un tragicomico disservizio iniziale.

Fatta la premessa, torniamo alla domanda: si spreca tempo? Assolutamente no. Anzi. Il censimento è importante, direi essenziale, per una serie di motivi tra i quali ci sono quelli che riguardano i nostri interessi di cittadini e di comunità. Non è astratta teoria, credetemi: si tratta di cose molto concrete e vitali. Soltanto se il governo e gli enti locali, e in generale tutte le pubbliche amministrazioni, sono a conoscenza, certa e certificata, dei bisogni dei residenti in ciascuna località del Paese, è possibile non sprecare i soldi, che diminuiscono sempre, per offrire servizi alla collettività. Due storie rendono meglio l’idea. Un comune che deve decidere, tra le diverse opzioni possibili, come riorganizzare la mobilità all’interno del suo territorio (dai trasporti pubblici al disincentivo dell’uso dell’auto), non potrà mai fare un scelta sensata senza conoscere con il massimo rigore quali sono le esigenze dei residenti. Se bisogna programmare una scuola, un asilo nido, un ospedale, oppure decidere di tagliare laddove ci sono puri e secchi sprechi di preziose risorse pubbliche, qualsiasi scelta diventerà un puro azzardo, e peggio un’approssimazione da amministratori incapaci e impreparati, senza la base dei numeri forniti dall’Istat sulle reali esigenze dei cittadini.

E, infine, non dimenticate che questo censimento arriva nel pieno della Grande Crisi che sta modificando, volere o volare, i nostri stili di vita, ma innanzitutto le economie globali e locali. Fare il punto su questi scenari, magari aggiornandoli con continuità, non è una perdita e di risorse, ma piuttosto un modo rigoroso per consentire le scelte pubbliche ( innanzitutto quelle politiche) e private più coerenti con la lotta alla recessione. Dunque: se non lo avete fatto, partecipate al censimento dell’Istat e state sicuri che non avrete sprecato tempo.    

 

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