Non è facile parlare di felicità. Per tanti motivi, dei quali i più importanti sono due, uno contingente e l’altro universale. In tempi di pandemia, di vite sospese, di bollettini con contagiati, ricoverati e morti, chi ha voglia di misurarsi con questo traguardo? Già è molto riuscire a sopravvivere senza dolore, senza tormenti. In secondo luogo la rincorsa verso la felicità ci porta su un terreno dove non esistono ricerche, ma dubbi, tanti dubbi, e una continua ricerca che mette in gioco il nostro modo di stare al mondo.
Indice degli argomenti
COME ESSERE FELICI
La formula della felicità non esiste. Ma un modo per afferrarla al volo, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che sia possibile, è alla nostra portata. Ne dobbiamo essere consapevoli. E dunque il bene prezioso di questo particolare stato di grazia, da qualunque lato lo vogliamo prendere, non va sprecato.
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SEGRETO DELLA FELICITÀ
RAPPORTO MONDIALE SULLA FELICITÀ
LA FINLANDIA È IL PAESE PIÙ FELICE
A guardare gli ingredienti della Finlandia, il paese più felice al mondo secondo la classifica stilata dal World happiness report delle Nazioni Unite, i 5,5 milioni di abitanti di questo territorio godono, tutti insieme, di particolari vantaggi. Innanzitutto c’è un benessere diffuso e non eccessivamente concentrato: il reddito medio pro capite è di 42.340 euro. In secondo luogo lo Stato sociale è molto ricco (la spesa è pari al 30,9 per cento del pil), la quantità e la qualità dell’offerta altissima, e questo non dipende solo dal basso numero di abitanti (in fondo sono gli stessi della Grecia e del Portogallo, dove però i servizi offerti dallo Stato sociale sono ben differenti). In realtà gli sprechi del welfare finlandese sono di fatto azzerati, la corruzione è a livello fisiologico, e tutto quanto viene offerto ai cittadini, in termini di servizi (scuole, università, ospedali, etc…) funziona bene. Infine, il rapporto con la natura è molto stretto, per ogni cittadino (il 96 per cento dei finlandesi si considerano in contatto quotidiano con la natura), e in generale al centro delle politiche del governo e delle amministrazioni locali: le città sono piene di spazi verdi, negli ospedali abbondano orti terapeutici, e l’aria della Finlandia è la più pulita del mondo.
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PAESI PIÙ FELICI AL MONDO
COS’È LA FELICITÀ
Un lavoratore su nove, secondo il report Workplace realizzato per conto di Human Experience, per migliorare la qualità della vita in azienda, chiede un manager dedicato proprio alla felicità dei dipendenti. Così anche in Italia, sul modello di alcune esperienze del mondo anglosassone, si stanno introducendo corsi scolastici per aiutare gli studenti a sentirsi felici. Ma più che attraverso nuovi capi e nuovi insegnanti, in occasione della Giornata mondiale della felicità (20 marzo), forse è il caso di provare a conquistarla riscoprendo il valore di piccoli gesti quotidiani, in parte rimossi.
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GESTI QUOTIDIANI PER ESSERE FELICI
I piccoli gesti per la felicità riguardano i rapporti con gli altri e con noi stessi. Come la conversazione, se autentica e sincera, è uno strumento da non sprecare per il proprio benessere psico-fisico, così il silenzio, la musica del silenzio, ci aiuta a scoprire, con un enorme beneficio, parti di noi che non conosciamo.
Eccone 10, tutti molto efficaci:
- Baci e abbracci
I rapporti virtuali, quelli che coltiviamo sul web con like e emoticon hanno ridotto di un terzo gli scambi di affettuosità reali. Baci e abbracci. Un grande spreco, in quanto il bacio, secondo uno studio molto completo del Massachusetts Institute of Technology , ci regala un benessere che introduce alla felicità. Mette in movimento 34 muscoli facciali ed è un inibitore del cortisolo, l’ormone dello stress.
- La legge del basilico
La maggioranza degli italiani vivono in un condominio, ma solo 1 su 3 saluta il proprio vicino. In compenso mezzo milione di cittadini sono impegnati in cause condominiali, lunghe, costose e spesso inutili. Per evitarle basta applicare la legge del basilico: con il vicino non si litiga, semplicemente perché se ti manca il basilico, puoi chiederlo a chi abita nella stessa scala.
- Riprendersi il tempo per sé stessi
Il 61 per cento delle persone che lavorano confessano di «non avere mai tempo» e di essere condannate alla fretta, un terzo dei genitori si definiscono «esauriti» per la fatica di conciliare famiglia e impegni professionali: sono i dati di una ricerca della Columbia University sugli effetti della fretta. Le vite di corsa ci avvolgono come una piovra, eppure il primo passo, efficacissimo, per sfiorare la felicità è quello di riconquistare il controllo sul tempo. Ricordandosi che chi è davvero impegnato, ha sempre tempo.
- Lamentarsi è inutile e controproducente
Papa Francesco ha appeso un cartello all’ingresso del suo appartamento a Santa Marta: «Vietato lamentarsi». Il lamento allontana dalla felicità per tre motivi. Alimenta, quasi in modo automatico, pensieri negativi; rende antipatici, e quindi isola e riduce le relazioni; induce a una forma di indolenza e di passività. Molto meglio fare leva sull’ottimismo della volontà.
- L’energia della curiosità
È vero che la curiosità allunga la vita quando si è anziani, ma è falso che vada coltivata soltanto in età avanzata, come allenamento per un cervello che tende ad atrofizzarsi. La curiosità è gioia. Ed è il migliore antidoto naturale contro la noia della routine, e la depressione che arriva quando senti di non avere più cose da scoprire: due veleni che allontanano la felicità.
- Accontentarsi, non per una sconfitta
Il 50 per cento degli italiani teme di non farcela, almeno una volta nella vita. L’ansia da prestazione non colpisce solo l’attività sessuale, ma è una tipica patologia di una società impaurita. Innanzitutto di perdere il proprio benessere. Accontentarsi non significa arrendersi, ma avere una sana consapevolezza dei propri limiti. E non fissare l’asticella delle ambizioni sempre più in alto, rischiando l’angoscia per i risultati non ottenuti.
- Riscoprire la conversazione
Il nostro linguaggio si è impoverito, il vocabolario si è ristretto. Parliamo molto ma ascoltiamo poco. E anche per questo gli analfabeti funzionali, che sanno leggere e scrivere ma non sono in grado di collegare tutto ciò, in Italia sono il 27,9 per cento delle persone tra i 16 e i 65 anni. La conversazione, al contrario, migliora proprietà di linguaggio, relazioni e voglia di stare insieme. Tutte pillole di felicità.
- La musica del silenzio
Il 42 per cento dei residenti nelle aree urbane, secondo i dati del Rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), hanno problemi che derivano da un eccesso di rumori. Dormano male, affaticano il cuore, perdono udito. Il silenzio è diventato così una necessità, da coltivare come una fonte primaria di benessere. E il sottofondo musicale del silenzio è in grado di regalarci lunghi attimi di felicità.
- Passeggiare contro il rancore
Le università di Stanford e di Stoccolma hanno realizzato, insieme, la più completa ricerca sui benefici psicologici del passeggiare. Si è scoperto così che, andando a piedi, specie tra gli alberi, la smettiamo di rimuginare, in quanto il sangue non irrora la parte del cervello che attiva questa funzione. Conclusione: passeggiando allontaniamo l’infelice oppressione del rancore.
- Un bagno di leggerezza
Nel bestseller La guida scandinava per vivere 10 anni di più si parla delle proprietà terapeutiche della leggerezza. Da non confondere con la superficialità e da assimilare, piuttosto, all’ironia e all’autoironia. Quanto vale per la nostra, piccola felicità quotidiana? Lo aveva capito molto bene Italo Calvino, che inserì la leggerezza tra le sue lezioni americane, definendola con queste parole: «Planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore». Più leggeri, circondati come siamo da persone pesanti, è un modo per allontanare la tristezza e sfiorare la felicità.
REGOLE DELLA FELICITÀ INSEGNATE A YALE
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA FELICITÀ
Non è stata l’industria dei regali, sempre a caccia di nuovi appuntamenti da festeggiare per vendere qualcosa, a decidere di bloccare un giorno del calendario e trasformarlo nella ricorrenza mondiale della Giornata internazionale della felicità (20 marzo). A decidere la ricorrenza sono state proprio le Nazioni Unite, nel 1972, sotto la spinta di un personaggio molto particolare, il consigliere speciale Jayme Illien. Un frammento della sua biografia è sufficiente a chiarire la molla che ha spinto Illien a lavorare in questa direzione per poi portare a casa il risultato della ricorrenza da ricordare in tutto il pianeta: Jayme prima di diventare un pezzo grosso dell’Onu, è stato un orfano, salvato dalla miseria, e quindi dall’infelicità, grazie all’aiuto caritatevole, a Calcutta, delle missionarie guidate da Madre Teresa. Tutto torna: la felicità passa anche per lo sguardo, l’attenzione, la cura degli altri. Mentre l’indifferenza, è uno scalino di una ripida discesa, che porta nel burrone della solitudine, e dunque della vita infelice.
NUOVI PARADIGMI CHE MIGLIORANO LA VITA:
- Modestia, la sua forza rivoluzionaria. In un mondo dominato dal carrierismo
- La fragilità può far diventare molto forti
- Obbedienza, perché dobbiamo considerarla una virtù. Senza conformismo ma con umiltà
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