Muore a 26 anni, volando per un selfie estremo dal 62esimo piano. Wu era pagato con 13mila, sporchi euro

L’episodio, avvenuto nella città cinese di Changsha, non è il primo e non sarà l’ultimo di una catena di vite sprecate. E di troppi silenzi e troppe complicità di fronte a questa follia targata Internet.

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SELFIE ESTREMO

Un salto nel vuoto di 62 piani di un grattacielo, solo per scattare un selfie estremo. Ma si può morire in questo modo assurdo? Si può sprecare una giovane vita senza che nessuno alzi un dito, come se fossimo condannati a un «avanti il prossimo»? La storia di Wu Yongning, un ragazzo cinese schiantato al suolo mentre faceva la sua acrobazia da follia dell’industria del web dall’alto di un grattacielo di Changsha, ci racconta tante tragedie infilate in un’unica scatola mortale, tanti sprechi che si sommano fino alla vita che scompare nell’attimo dell’assurdo di massa.

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RISCHI SELFIE ESTREMI

Wu non è uno sconosciuto, è una star di Internet, proprio grazie ai suoi selfie estremi, tutti puntualmente ad altissimo rischio. Ha un esercito di fan sul Twitter cinese, su Instagram compaiono a raffica le raccapriccianti immagini dei suoi voli. Centinaia di migliaia di persone lo seguono in tutto il mondo, come un protagonista dello star system del cinema o della musica. Peccato parò che si tratta di un giovane divo della vita a rischio, ovvero della morte. E quando la morte arriva davvero, zac, molte immagini e molti commenti di congratulazioni, come per un velenoso incantesimo da suicidio, scompaiono. Nel silenzio innanzitutto dei grandi signori del web, i potenti padroni della Rete, che tacciono: non vogliono che nulla e nessuno disturbi il loro traffico di follower e di fan ben pagato a suon di pubblicità.

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PER APPROFONDIRE: Narcisismo patologico, perché è diventato una malattia di massa. Specie per i giovani…

SELFIE SUI GRATTACIELI

Ma la cosa più macabra è un altro elemento di pura speculazione che scopriamo dietro questo suicidio da selfie estremo. Per il volo dal 62esimo piano di un grattacielo Wu era pagato: 100mila yuan, pari a circa 13mila euro. Siamo in Cina e ovviamente è tutto misterioso: non sappiamo chi è lo sponsor maledetto (ma lo sapremo mai?) e non siamo a conoscenza di indagini puntuali e rigorose per incastrare chi ha tutte le sembianze di un criminale. L’unica cosa che sappiamo, ed è proprio una beffa nella tragedia, è che Wu doveva spendere quei soldi per sposarsi e per curare la mamma malata. Era sotto il ricatto del bisogno.

Come tante, probabilmente, di queste vittime del selfie estremo, laddove il confine tra bisogno e guadagno facile e impossibile allo stesso tempo, è davvero sfumato.  Non si spiega, altrimenti, come sia possibile che cercando su Google le parole Selfie estremi compaiono oltre 150mila contenuti, molti dei quali hanno a che fare con vite a rischio, vite destinate a essere sprecate. Poche ore dopo la morte di Wu, già su Internet circolano a pieni giri foto e video di Viktoria Odintsava, una bellissima modella russa di 23 anni. Anche lei si lancia dai grattacieli, anche lei rischia la pelle a ogni volo, e anche per lei il macabro comandamento dello show must go, in questo caso uno spettacolo di morte, annuncia nuove sciagure nella palude del narcisismo targato Internet.

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