Si può morire per un selfie estremo?

Questa spericolata e inutile mania uccide centinaia di persone all'anno. Più degli squali. Alcuni casi avvenuti in Italia

selfie estremo
Domanda semplice e chiara: si può morire per un selfie estremo? Risposta con le stesse caratteristiche: sì, purtroppo. Uno studio pubblicato sul Journal of Travel Medicine ha calcolato 379 morti da selfie, dei quali 140 turisti che hanno scattato una foto in condizioni pericolose, negli ultimi 13 anni. Nello stesso periodo, le vittime degli squali sono state 90 in tutto il mondo: quindi i selfie estremi uccidono decisamente più degli squali.  E purtroppo la tendenza non fa che aumentare, tanto che alcune statistiche parlano di 20 morti al mese per selfi estremi.
Anche in Italia. Come nel caso  di Patrizia Pepè, in gita in cima alle cascate di Acquafraggia a Piuro in Valchiavenna, con il compagno Antonio Ciulla, precipitata per 60 metri e morta sul colpo mentre cercava di farsi un selfie con lo smartphone. O nel caso di Francesco, un ragazzino di 13 anni, morto sul colpo mentre il padre, Fabio Provenzano, alla guida della sua Bmw 320, di notte, sull’autostrada A29, tra Mazara del Vallo e Palermo, decide di fare un mini-video e di postarlo. Lo stesso, tragico destino di Luigi e Fausto che hanno perso la vita sull’autostrada A1, tra Modena Nord e Modena Sud, mentre registravano un video su Facebook della loro folle corsa in auto a 220 chilometri all’ora.
Ormai le vite sprecate per un selfie estremo sono entrate nella letteratura con il nomignolo di “kilfie”, dalla crasi delle parole killer e selfie. Andrea Barone aveva solo 15 anni, quando si è arrampicato sul tetto di un centro commerciale, tra Milano e Sesto San Giovanni, ha scattato una foto per mostrare agli amici il suo coraggio, e poi è precipitato all’interno dell’edificio dove non esisteva alcuna forma di protezione. Invece l’influencer Remi “Enigma” Lucidi, 68 anni, un professionista dei selfie estremi è morto sul colpo precipitando dal 68esimo piano di un grattacielo di Hong Kong. Aveva calcolato male i rischi della sua acrobazia.
Per quanto possa valere, in questa macabra statistica di vite sprecate, c’è da aggiungere la classifica delle cause più diffuse per foto e video scattati in condizioni di estremo pericolo: cadute da altezze molto significative, in montagna come sui grattacieli; incidenti automobilistici, guidando a folle velocità; attacchi di animali disturbati dai selfie; incidenti da armi da fuoco.
Un salto nel vuoto di 62 piani di un grattacielo, solo per scattare un selfie estremo. Ma si può morire in questo modo assurdo? Si può sprecare una giovane vita senza che nessuno alzi un dito, come se fossimo condannati a un «avanti il prossimo»? La storia di Wu Yongning, un ragazzo cinese schiantato al suolo mentre faceva la sua acrobazia da follia dell’industria del web dall’alto di un grattacielo di Changsha, ci racconta tante tragedie infilate in un’unica scatola mortale, tanti sprechi che si sommano fino alla vita che scompare nell’attimo dell’assurdo di massa.

selfie estremo rischi 3

Wu non è uno sconosciuto, è una star di Internet, proprio grazie ai suoi selfie estremi, tutti puntualmente ad altissimo rischio. Ha un esercito di fan sul Twitter cinese, su Instagram compaiono a raffica le raccapriccianti immagini dei suoi voli. Centinaia di migliaia di persone lo seguono in tutto il mondo, come un protagonista dello star system del cinema o della musica. Peccato parò che si tratta di un giovane divo della vita a rischio, ovvero della morte. E quando la morte arriva davvero, zac, molte immagini e molti commenti di congratulazioni, come per un velenoso incantesimo da suicidio, scompaiono. Nel silenzio innanzitutto dei grandi signori del web, i potenti padroni della Rete, che tacciono: non vogliono che nulla e nessuno disturbi il loro traffico di follower e di fan ben pagato a suon di pubblicità.

selfie estremo rischi 2

Ma la cosa più macabra è un altro elemento di pura speculazione che scopriamo dietro questo suicidio da selfie estremo. Per il volo dal 62esimo piano di un grattacielo Wu era pagato: 100mila yuan, pari a circa 13mila euro. Siamo in Cina e ovviamente è tutto misterioso: non sappiamo chi è lo sponsor maledetto (ma lo sapremo mai?) e non siamo a conoscenza di indagini puntuali e rigorose per incastrare chi ha tutte le sembianze di un criminale. L’unica cosa che sappiamo, ed è proprio una beffa nella tragedia, è che Wu doveva spendere quei soldi per sposarsi e per curare la mamma malata. Era sotto il ricatto del bisogno.

Come tante, probabilmente, di queste vittime del selfie estremo, laddove il confine tra bisogno e guadagno facile e impossibile allo stesso tempo, è davvero sfumato.  Non si spiega, altrimenti, come sia possibile che cercando su Google le parole Selfie estremi compaiono oltre 150mila contenuti, molti dei quali hanno a che fare con vite a rischio, vite destinate a essere sprecate. Poche ore dopo la morte di Wu, già su Internet circolano a pieni giri foto e video di Viktoria Odintsava, una bellissima modella russa di 23 anni. Anche lei si lancia dai grattacieli, anche lei rischia la pelle a ogni volo, e anche per lei il macabro comandamento dello show must go, in questo caso uno spettacolo di morte, annuncia nuove sciagure nella palude del narcisismo targato Internet.

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