Le sfide ambientali del 2016, il resoconto del WWF

Abbandonare i combustibili fossili e redigere un vero Piano energetico nazionale per la decarbonizzazione del sistema produttivo. Tra le tante, sono questi gli interventi che il WWF chiede a gran voce alle istituzioni per il 2016

sfide ambientali

SFIDE AMBIENTALI 2016 –

Il 2015 è stato un anno molto importante per le questioni ambientali e di sostenibilità a livello mondiale. Tre sono stati gli eventi chiave:

  • L’Agenda 2030 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’indicazione di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che andranno attuati da tutte le nazioni.
  • L’Accordo di Parigi sottoscritto da 195 nazioni nella Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni unite sul cambiamento climatico, in cui si chiede di fare il possibile per mantenere la temperatura media della superficie terrestre sotto i 2 gradi C rispetto alla temperatura esistente in epoca preindustriale e possibilmente di stare sotto 1.5 gradi C.
  • La Lettera EnciclicaLaudato si’” sulla cura della casa comune resa nota a maggio da Papa Francesco.

SFIDE AMBIENTALI INTERNAZIONALI –

Di sicuro bisogna agire in fretta: la popolazione globale infatti è in aumento, così come la portata distruttiva dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo.

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Secondo quanto dice il WWF, l’ultimo World Population Prospects delle Nazioni Unite, rilasciato nel luglio scorso, ricorda che abbiamo raggiunto i 7 miliardi e 300 milioni di abitanti sulla Terra e che, seguendo la variante media di crescita (la più probabile), raggiungeremo nel 2050, i 9 miliardi e 700 milioni (all’inizio dell’epoca industriale, intorno al 1750, eravamo circa  800 milioni).

E poi il clima, completamente sconvolto, che sta causando siccità, alluvioni e inquinamento urbano, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Cina a diverse aree del sud est asiatico sino allo straordinario periodo di siccità e di forte inquinamento urbano delle città italiane.

COSA SI DEVE FARE –

Per il WWF, l’unico rimedio è: “cambiare passo modificando le impostazioni delle nostre economie ancora basate sulla crescita continua in un Pianeta dai chiarissimi limiti biofisici, dichiarati e studiati da tantissimi scienziati in tutto il mondo da decenni”.

“Oggi è necessario mettere al centro del sistema economico il grande valore della natura senza il quale non è possibile alcun benessere e sviluppo dell’umanità – ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia –. Questa è una delle grandi battaglie che abbiamo sin qui portato avanti e che continueremo a fare”.

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Purtroppo, però, l’ambiente è ancora considerato marginale. Basta considerare la spesa per interventi in campo ambientale, che in Italia è davvero esigua. Il denaro previsto per i parchi, la difesa del suolo e la tutela del mare, ecc. stanziato nella Legge di Stabilità 2016 è di appena l’1,5% della spesa complessiva prevista nella manovra (523 milioni su 35 miliardi).

“L’ambiente continua ad essere la Cenerentola delle nostre politiche ambientali, sebbene sui tavoli internazionali il Governo quest’anno si sia mosso bene, dal clima all’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile fino alla difesa delle Direttiva di tutela della Natura europee – ha proseguito la Bianchi -. Queste scelte però non riescono a tramutarsi in altrettanti atti coraggiosi e innovativi per l’ambiente nel nostro Paese. La nostra lettura in chiaroscuro vede un’Italia ancora restia ad emanciparsi dai condizionamenti degli interessi economici consolidati e a prospettare chiaramente la strada dell’economia de-carbonizzata e basata sul grande valore del capitale naturale del ‘Bel Paese’. Gli interessi della vecchia impostazione economica su temi quali l’energia, le infrastrutture, la tutela attiva della natura, le procedure semplificate che provocano elevati impatti ambientali e favoriscono il massacro del territorio, la repressione effettiva degli ecoreati continuano a farla da padrone”.

Tante sono le sfide da affrontare per il prossimo anno. E tra queste ci sono: l’abbandono dei combustibili fossili e la redazione di un vero Piano energetico nazionale per la decarbonizzazione del sistema produttivo. E poi ancora la protezione dei parchi nazionali, la redazione del “Green Act”, che dovrebbe portare a una revisione delle scelte economiche, partendo dalle evidenze scientifiche sul cambiamento climatico del Quinto rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).

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