Si parla tanto dell’assurda situazione delle concessioni balneari che in Italia rappresentano nella stragrande maggioranza dei casi una rendita feudale (da anni contestata e disapprovata dall’Unione Europea), ma si dimentica un altro aspetto opaco della vita a mare (e in questo caso anche nelle piscine): lo sfruttamento dei bagnini.
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Quanto guadagna un bagnino
Il contratto nazionale dei bagnini è da fame, e si parte con uno stipendio base di 862 euro al mese. Ma la cosa più grave è che il contratto non è quasi mai rispettato, il lavoro del bagnino diventa così saltuario, precario, sottopagato. A mare come in piscina. Si passa dai contratti forfettari di tipo stagione, durante la stagione estiva, alle scandalose paghe dei bagnini nelle piscine di uso dei centri fitness in città. Qui, dove i titolari sono tenuti per legge ad avere un certo numero di bagnini in base alla grandezza della piscina e al numero di persone che la frequenta, si arriva a pagare un bagnino 7 euro all’ora più Iva. Un terzo in meno di una collaboratrice domestica.
Straordinari non pagati
Ma lo spreco a danno dei bagnini continua anche con l’orario di lavoro. Anche in questo caso c’è un abisso tra la teoria e la pratica. In teoria, un bagnino dovrebbe lavorare 44 ore a settimana (7 ore e mezzo al giorno, per sei giorni alla settimana). In pratica, a mare si inizia alle 8 del mattino e si finisce alle 8 di sera, dodici ore di fila senza tregua. Gli straordinari, gli orari notturni, in festivi, che dovrebbero essere pagati con un aumento tra il 30 e il 50 per cento rispetto alla paga oraria ordinaria, si forfettizzano e si pagano spesso in nero. Quando ai bagnini delle piscine, c’è invece la corsa agli straordinari, per arrotondare i famosi 7 euro all’ora più Iva. Più che un lavoro, quello del bagnino è diventato ormai un “lavoretto”, come i riders che consegnano il cibo a domicilio.
Come si diventa bagnini
Eppure, per diventare bagnini non è semplicissimo e automatico: bisogna avere fatto un corso professionale e ottenuto un brevetto, una sorta di patentino. I corsi sono organizzati dalla Federazione italiana nuoto, dalla Società italiana di salvamento, e dalla Federazione italiana salvamento acquatico. Alla fine del corso, che può essere frequentato in un’età tra i 16 e i 65 anni, si ottiene un brevetto, del quale ne esistono tre tipologie: brevetto P (il bagnino può lavorare solo in piscina), IP (acque interne, anche laghi), MIP (il più completo: mare, acque interne e piscina).
Responsabilità dei bagnini
Infine, le responsabilità, che nel lavoro dei bagnini non sono poche. C’è innanzitutto l’incolumità e la sicurezza degli utenti che frequentano il mare, i laghi e le piscine. Il bagnino ne risponde in prima persona, in una posizione di “garanzia” che implica la sorveglianza dei clienti delle diverse strutture. Il bagnino in piscina vigila non solo sulle attività nella vasca, ma anche nella zona perimetrale della piscina. Al mare, si occupa della gestione, della cura, e della sistemazione della spiaggia, ma allo stesso tempo deve garantire la sicurezza dei bagnanti. Tutto per una manciata di euro.
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Foto di Kenny Eliason su Unsplash