Dopo alcuni giorni dalla pubblicazione del mio editoriale sul nuovo partito dei Verdi è arrivata una lettera dell’ex parlamentare Roberto Della Seta. Vi ripropongo allora il mio testo,seguito dalla lettera in questione in versione integrale e dalla mia risposta (a.g.)
Si parla molto di un nuovo partito dei Verdi in Italia e si muovono le acque per la nascita di una nuova formazione ecologista. Diciamo subito che i Verdi mancano nel nostro Paese da ormai troppi anni, con un’anomalia unica in Europa: su un totale di 51 europarlamentari verdi a Strasburgo, nessuno arriva dall’Italia.
Paghiamo anni di errori e opacità (ricordate le prodezze del ministro Alfonso Pecorario Scanio?), di piccole risse condominiali tra gruppi di potere nascosti sotto la bandiera del green. E paghiamo il prezzo di un ambientalismo ottuso, troppo rigido, catastrofista e allarmista, ispirato solo alla logica rabbiosa del “no, grazie”. Sempre e comunque. Il contrario di quello che i Verdi sono diventati in altri paesi europei, coma la Germania e le nazioni scandinave, dove ormai rappresentano una forza di governo, e non solo di opposizione, ispirata all’idea della sostenibilità e della difesa dell’ambiente
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Nei giorni scorsi si è riunito a Roma un gruppo di ex parlamentari pronti a sottoscrivere la nascita della nuova “Cosa Verde”. Appunto, ex: e questo è l’elemento di maggiore debolezza dell’iniziativa. Attorno alla “Cosa Verde” si affollano ex deputati di destra, traditi dallo sfarinamento del movimento di Gianfranco Fini, come Flavia Perina e Fabio Granata, oppure vecchi esponenti della sinistra, che arrivano dall’archeologia politica dei Ds e della Margherita, come Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
Si tratta di persone rispettabili, con storie politiche che hanno avuto la loro evoluzione e anche con una naturale voglia di rivincita e di tornare in campo. Il punto, quindi, non riguarda i singoli nomi. Ma quale credibilità può avere, quale appeal può suscitare tra gli elettori, una “Cosa Verde” che nasce per riciclare ex parlamentari usciti dal giro delle assemblee elettive? Chi potrà veramente votarli?
Lo spazio per un nuovo partito dei Verdi è enorme. Esiste ed è destinato ad aumentare, anche perché la sua mission, legata alla proposta di nuovi modelli di sviluppo, è attualissima. Ma servono energie fresche, facce nuove, persone che non arrivino dalle catacombe della politica, e siano disposte a scendere in campo rischiando in proprio. Serve uno scatto in avanti e non un tuffo nel grigiore della nostalgia.
La lettera inviata da Roberto Della Seta.
Gentile Galdo,
in un commento a questo articolo lei sostiene che l’iniziativa sarebbe interessante e utile, essendo l’Italia uno dei pochi Paesi europei senza rappresentanze politiche ecologiste, ma che è irrimediabilmente “sporcata” dal fatto che a promuoverla vi sono, insieme ad altri, anche ex-parlamentari come il sottoscritto.
Insomma, la presenza mia e di altri come me trasformerebbe una bella e generosa idea di impegno politico in una squallida operazione di “riciclaggio” di trombati.
Capisco il suo modo di ragionare, ma mi restano alcuni dubbi. Ho 53 anni, da circa 30 cerco di contribuire all’affermazione nella società, nell’economia, nella politica delle ragioni dell’ambiente. L’ho fatto, tranne una breve parentesi di 5 anni dal 2008 al 2013, da “borghese”, il che significa che per buona parte della mia vita adulta ho vissuto e vivo (abbastanza bene) senza privilegi o prebende da appartenente alla casta. Aggiungo – non si sa mai, visti i tempi – che ho la fedina penale immacolata, e aggiungo che nel 2013 non sono stato “trombato” per il banale motivo che non ero candidato.
Per giudicare qualcuno bisognerebbe, io credo, basarsi sulle sue idee, sui suoi comportamenti, sulla sua biografia. Il resto sono legittime ma un poco oziose chiacchiere da bar: come sostenere, perdoni l’impertinenza, che chi ha diretto un giornale accompagnandolo alla chiusura non dovrebbe più “riciclarsi” come giornalista.
Saluti
Roberto Della Seta
La risposta di Antonio Galdo.
Conosco e apprezzo la storia di Della Seta. Resto convinto, però, che un (nuovo) partito ha bisogno di una cultura politica e di una (nuova) classe dirigente. Mi sfugge quale sia la cultura politica che unisce Della Seta e Flavia Perina mentre mi è chiaro che, per come è stata presentata, la Cosa Verde appare come la (nuova) formazione di ex parlamentari in cerca di collocazione. Questo non significa che sia un’operazione “sporca” e di “riciclaggio”, termini mai usati nel mio commento. Spero di sbagliare, perché l’Italia ha bisogno di un moderno partito dei Verdi e faccio i migliori auguri a Della Seta.
(a.g.)
P.S. Quanto al giornale “accompagnato alla chiusura” se Della Seta si riferisce all’Indipendente, che ho diretto per circa un anno, devo rettificare la sua affermazione non esatta: non è stato chiuso, ma venduto per volontà degli azionisti.
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