Siberia, caldo bollente come in Africa. Boschi in fiamme e impianti del gas a rischio

Temperature record a giugno: 38 gradi. La prova inconfutabile, secondo gli studiosi, di quanto il clima stia cambiando nel mondo. Ed a quale velocità

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La Siberia come il Marocco. Non è un paradosso o una battuta da mutamento climatico, ma esattamente quanto sta avvenendo in una delle zone più esposte all’eccezionale ondata di caldo. Purtroppo non provvisoria.

SIBERIA CALDO

A Verchojansk, un piccolo paese di poco più di mille anime nella Siberia orientale, il centro abitato più freddo del mondo, tutto è cambiato negli ultimi anni. Qui di solito il termometro d’inverno scende a punte tra i meno 40 e i meno 60: è difficile perfino scrivere con le penne, in quanto l’inchiostro gela prima di uscire dalla capsula.

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INCENDI SIBERIA

Adesso a Verchojansk i bambini vanno a fare il bagno al lago di Krugloe, come se fossero al mare: siamo a 38 gradi, una temperatura africana, laddove la media stagionale di giugno non superava i 13 gradi.

Il caldo fuori misura in Siberia è particolarmente studiato dagli esperti, in quanto, come dice Chris Rapley, professore di Climatologia all’University College di Londra, “è la prova inconfutabile di questo il clima stia cambiando, e con quale spaventosa velocità”. E si somma a quanto avviene in generale nel Polo artico, come abbiamo raccontato in questo articolo.

CAMBIAMENTI CLIMATICI SIBERIA

L’anomalia siberiana, con queste temperature africane, è molto preoccupante anche per un motivo legato a uno dei più importanti poli dell’industria energetica mondiale: il caldo rende più vulnerabili impianti e rifornimenti. Avviene sempre più spesso che, con la scomparsa del ghiaccio, si allenti la presa sui piloni che sostengono edifici e infrastrutture. Da qui i crolli che si sono verificati in una sequenza mai vista nella storia siberiana.

Stesso discorso per i serbatoi di diesel: il caldo mai visto danneggia le cisterne e prova fuoriuscite di carburante nei laghi e nei fiumi, tanto che qualcuno già parla della Chernobyl dell’Artico. E infine gli incendi: milioni di ettari di foresta che vanno in fumo, con un’area colpita dalle fiamme pari a quasi metà della superficie dell’intera Europa.

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