Silvia Federici, 78 anni, di origine italiana (è nata a Parma), durante la pandemia è diventata la femminista più famosa degli Stati Uniti. Programmi televisioni, inchieste giornalistiche, dibattiti sui social network: ovunque si parla della principale tesi della Federici. Ovvero, non sprecare il lavoro domestico femminile, riconoscerlo e retribuirlo.
SILVIA FEDERICI
L’idea della Federici, che si è laureata in Filosofia all’università di Buffalo, non è nuova, e già nella metà degli anni Settanta la donna era stata tra le fondatrici della campagna internazionale, diventata poi un vero e proprio movimento, Wages for Housework (letteralmente: salario per il lavoro domestico). La spinta propulsiva del movimento si è andata poi spegnendo, anche sotto i colpi di polemiche interne che hanno diviso la prima linea delle attiviste.
Poi tutto è cambiato con il lockdown. Quando, soltanto nel 2020, in America 2,3 milioni di donne sono uscite dal mercato del lavoro, spesso per prendersi cura dei figli visto che chiudevano scuole e asili. Mentre aumentava in modo vertiginoso il lavoro domestico, considerato dalla Federici, una forma di sfruttamento della donna e delle sue capacità.
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SILVIA FEDERICI: SALARIO PER IL LAVORO DOMESTICO
Anche in Italia la pandemia ha messo ulteriormente le donne nell’angolo, strette tra l’accudimento dei figli, la cura della casa e l’assistenza a genitori anziani. Complessivamente, con il Covid-19 il lavoro di una casalinga italiana è aumentato di circa il 15 ore alla settimana. E spesso si tratta di un «secondo turno» (secondo l’espressione coniata nel 1989 dalla sociologa Arlie Hocschild), in quanto arriva dopo le incombenze per l’impiego a tempo pieno.
La discussione negli Stati Uniti, sollevata dal movimento della Federici, ha già sforato nel perimetro dell’economia e dei conti. Secondo i risultati di una ricerca dell’ong Oxfam, se le donne americane avessero ricevuto un salario minimo per lavorare in casa e prendersi cura dei parenti stretti, avrebbero dovuto guadagnare qualcosa come 1.500 miliardi di dollari. E anche questo denaro sarebbe entrato nel motore del pil, solo che lo avrebbe fatto passando dalla porta di una società più equa e più sostenibile.
Photo credit immagine di copertina: Wikipedia
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