Se volete avere un’idea del greenwashing applicato a una grave patologia sociale, alimentata da grandi interessi pubblici e privati, date uno sguardo al bilancio di Sostenibilità della Sisal, uno dei due colossi italiani (l’altro è Lottomatica), che controllano il mercato delle scommesse. Tante belle parole, ricerche condivise con l’università, algoritmi e intelligenza artificiale a tutto campo, e una parola d’ordine: Gioco responsabile.
Innanzitutto in questa bella etichetta manca un’altra parola fondamentale, ovvero azzardo. Il gioco sulle partite, dal calcio al tennis, come sui cavalli, è esattamente come il poker: un gioco d’azzardo, e come tale va classificato. E non potrà mai essere responsabile, in quanto l’azzardo (che deriva dall’arabo az-zahr; dado) è il contrario della responsabilità. Ciò, ovviamente, non significa che tutti i giocatori d’azzardo in Italia siano ludopatici, anche se spendono in questo gioco quasi 20 miliardi di euro all’anno. Ai quali bisogna poi sommare le scommesse clandestine, che non sono certo contabilizzate.
Se il gioco (d’azzardo) responsabile non esiste, sono invece persone in carne e ossa, con nomi e cognomi , 1,5 milioni di giocatori considerati “problematici” (vite sprecate). Quelli che Sisal, nella sua fantomatica “strategia di sostenibilità”, sentendosi come l’Onu con la sua Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, vorrebbe azzerare entro il 2030. Favole.
La realtà è fatta dai fatturati di Sisal e Lottomatica, dai loro utili faraonici, e dall’impotenza di uno Stato che dal gioco d’azzardo incassa 10 miliardi di euro all’anno, anche se poi spende circa 6 per curare le persone malate di ludopatia (la maggioranza di queste appartiene alla fascia dei redditi medio-bassi).
Se davvero qualcuno volesse davvero fare una battaglia contro il gioco d’azzardo, un settore nel quale abbiamo il triste primato europeo dopo Finlandia e Irlanda, ci sarebbero tante decisioni da prendere. Aumentare la tassazione nel settore, investendo le nuove entrate nella prevenzione della ludopatia. Partire con campagne a tappeto, innanzitutto nelle scuole. Costruire una cultura simile a quella che ha portato al divieto del fumo in tante zone dove si respiravano veleni. Incentivare la riduzione dei punti scommesse, come già fanno, isolate nel deserto, tante amministrazioni comunali. Ridurre al minimo la pubblicità consentita alle società del settore del gioco d’azzardo. Tutte cose utili e concrete, che però a Sisal certamente non piacciono. E allora meglio auto-celebrarsi con il Bilancio di sostenibilità , con una passata di greenwashing, e inventare il Gioco responsabile.
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