In Italia ci sono 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività radioattiva che sono “alla ricerca” di un deposito dove poter essere stoccati in sicurezza. Si tratta delle scorie prodotte delle quattro centrali nucleari, chiuse nel 1987 a seguito del referendum, e dai rifiuti provenienti dal mondo civile, come dal settore ospedaliero che talvolta utilizza questo tipo di sostanze sia in ambito diagnostico che terapeutico, come ad esempio nelle terapie anti tumorali.
SITI RIFIUTI RADIOATTIVI ITALIA
Questi rifiuti necessitano si un posto sicuro dove essere conservati. Un sito che da decenni è necessario costruire ma che finora è rimasto nel dimenticatoio. A tal proposito, la scorsa settimana la Sogin, la società pubblica che si occupa delle centrali nucleari e di questo tipo di rifiuti ha pubblicato una lista di possibili aree che comprende 67 siti, distribuiti tra Lazio, Toscana, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia.
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SCORIE RADIATTIVE
La scelta di rendere pubblica questa lista, se da una parte risponde a un’esigenza di trasparenza nei processi decisionali, ha già aperto la corsa delle varie amministrazioni locali ad urlare ai quattro venti la loro indisponibilità. Purtroppo uno tra questi siti verrà scelto e il comune sul quale sorgerà il deposito avrà diritto a una giusta compensazione. La speranza è che tutti gli attori in campo, in primis il governo, cerchi di motivare con chiarezza la propria decisione evitando di alimentare dannose dispute sulla pelle dei cittadini.
CENTRALI NUCLEARI ITALIA
Nonostante siano chiuse dal 1987, in Italia esistono ancora 4 centrali nucleari e si trovano a Trino Vercellese, in Piemonte, quella di Caorso, in provincia di Piacenza, quella di Latina, in Lazio, e quella di Garigliano, in Campania. Ognuna di esse conserva ancora delle scorie radioattive che devono essere smaltite in sicurezza. A 34 anni di distanza è giunta decisamente l’ora di farlo.
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