South Working: così i giovani tornano al Sud

Un fenomeno che è conseguenza inintenzionale della pandemia, ma che può migliorare il tessuto economico del Mezzogiorno. Centomila giovani che, lavorando in remoto, sono tornati in Calabria, Campania, e Sicilia. Oragnizzandosi, come hanno fatto a Palermo

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Per i cervelli del mezzogiorno non è più tempo di fuggire, è tempo di tornare. Nel 2020, grazie all’improvvisa diffusione del lavoro agile e dello smartworking, i nomadi digitali del Sud hanno potuto fare ritorno a casa continuando a lavorare in remoto. Un vero e proprio controesodo dai numeri importanti: 100mila giovani tornati nei loro paesi d’origine per lavorare in smart working per le aziende del Nord.

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SOUTH WORKING

Dalle grandi crisi derivano anche grandi opportunità, e così paesi, città e cittadine di Campania, Calabria, Sicilia si sono rianimate di giovani professionisti che hanno deciso di trascorrere il lockdown circondati dai propri affetti, preferendo lavorare in smart working. Il dato demografico li definisce abbastanza precisamente: giovani, qualificati, abituati ai ritmi della modernità, utenti e consumatori esigenti che chiedono al Sud di adeguare l’offerta di servizi soprattutto per quanto riguarda il digital divide.
Il controesodo dei cervelli dal Nord-Ovest e dal Centro Italia ha già un nome, lo hanno chiamato South-Working. 45mila lavoratori e lavoratrici che hanno disdetto gli affitti e si sono messi a lavorare da casa ripopolando il mezzogiorno. E organizzandosi.

Chiedendo che il Sud-Italia si adegui alla nuova congiuntura economica e alle nuove necessità dei suoi giovani. Senza indugiare ulteriormente. I primi a farlo sono stati un gruppo di professionisti palermitani che hanno coniato il simpatico neologismo di south-working: lavorare, o studiare,  da casa di mamma e papà, senza costringersi all’esodo senza alternativa. Per questo hanno progettato e messo in piedi un’organizzazione no-profit che crede nel lavoro agile in quanto strumento per ridurre il divario sociale e territoriale del paese, stimolare la crescita di nuove opportunità lavorative sfruttando il lavoro da remoto, nonché smuovere l’apatia ormai radicata nelle regioni del Sud spesso e volentieri dimenticate dal potere decisionale.

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PER APPROFONDIRE: Smart working, lo potrebbero fare 8 milioni di lavoratori. Risparmierebbero 1.200 euro l’anno. Quanto alle imprese…

SMART WORKING AL SUD

Nato in collaborazione con la Fondazione per il Sud ei Global Shapers Palermo Hub, South Working è un progetto nato per studiare il fenomeno dello smart working nel Sud Italia, analizzandone  pro e contro, ma anche e soprattutto per lanciare proposte concrete per sostenere i lavoratori e le lavoratrici che optano per questa modalità di lavoro, aiutata e veicolata in modo forzoso dalla pandemia in atto. Tutto ciò che di buono è possibile trarre dall’esperienza Coronavirus, va proiettato in un futuro che ripensi il tessuto economico del meridione, stimolandone la crescita e, soprattutto, dando un’altra prospettiva ai giovani che hanno smesso di cercare lavoro attivamente e anche di studiare: i Neet, che al Sud sono il 33 per cento dei giovani tra 15 e i 29 anni, che necessitano di aria pulita e lottare contro l’apatia e l’assenza delle istituzioni.

Oltre all’osservatorio sullo smart-working nel Mezzogiorno, infatti, South-Working si occupa di mappare i luoghi di co-working, gli spazi organizzati di cui è possibile usufruire, le aziende ben disposte ad accettare questa modalità di lavoro agile ripensando al bilanciamento tra lavoro e vita personale, tutte le iniziative atte a favorire la consapevolezza e la conoscenza del lavoro “smart”, da casa di mamma e papà. Un vero e proprio movimento di advocacy che ha nel networking il suo punto di forza.Una rete salda fra tutti i soggetti interessati: lavoratori, aziende ed enti pubblici, una solida community digitale che si scambia informazioni, idee e spunti, connettendo professionisti, manager, accademici, accomunati dall’essere stati costretti a dover abbandonare i propri luoghi di origine e gli affetti per poter seguire le ambizioni professionali. Uniti, oggi più che mai, dalla voglia di poter tornare a casa.

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