Ogm: importiamo tonnellate di soia e mais modificati e nessuno sa nulla

Il 20 per cento del mais per gli animali importato è in gran parte ogm. Quindi ogni giorno mangiamo latte, formaggi e yogurt da animali nutriti non ogm. Ecco perché servono le etichette.

soia mais ogm importazione italia

SOIA E MAIS OGM –

Avete presente le tante polemiche che in Italia dividono scienziati e opinione pubblica a proposito degli ogm? In gran parte sono inutili perché se è vero che si tratta di coltivazioni vietate in Italia è anche vero che ne siamo grandi importatori. Tra i primi al mondo. La verità viene fuori in un libro molto intenso, Contro Natura (edizioni Rizzoli), scritto da Dario Bressanini e Beatrice Mautino, che smonta molti luoghi comuni sul cibo made in Italy con fonti e argomenti ben documentati.

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IMPORTAZIONE IN ITALIA DI SOIA E MAIS GENETICAMENTE MODIFICATI –

Partiamo dalla soia. Ogni anno l’Italia importa quattro milioni di tonnellate di farina di soia per produrre mangimi per animali. Di queste ben l’84 per cento è geneticamente modificato. Nello stesso arco di tempo importiamo 3 milioni e 350mila tonnellate, pari a circa 55 chili per ogni italiano, di soia ogm prodotta in Brasile, Stati Uniti, Argentina e Paraguay. Oltre la soia, importiamo anche il mais modificato geneticamente. E qui la percentuale è di circa il 20 per cento dell’intera quantità che serve per alimentare gli animali.

PRODOTTI ALIMENTARI CON OGM –

Questo che cosa significa, se poi arriviamo dal produttore alla tavola del consumatore? Semplicemente che ogni giorno acquistiamo e mangiamo latte, formaggi, yogurt, salumi e uova che provengono da animali nutriti con ogm. Mentre si polemizza sull’opportunità o meno degli ogm, intanto li abbiamo già e molto diffusi in tutta la filiera agricola e alimentare. Un modo per fare ordine su una materia così controversa e fornire il massimo di trasparenza ai consumatori, per renderli davvero liberi delle loro scelte ( a favore o contro gli ogm, in questo caso) ci sarebbe. Ed è molto semplice. L’obbligo di scriverlo nell’etichetta dei prodotti, ma da questo orecchio a Bruxelles proprio non vogliono sentirci per non fare sgarbi alla potente lobby dei produttori agricoli che utilizzano appunto prodotti ogm.

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