Riusciamo a sprecare anche la solidarietà degli italiani. Dopo le scosse di terremoto in Emilia è scattata, infatti, una corsa alle donazioni telefoniche e in pochi settimane sono stati raccolti 15 milioni di euro soltanto attraverso questo canale. Raccolti ma non erogati. Anzi: fermi, in attesa di una serie di passaggi burocratici e politici.
In un primo momento i soldi sono stati trattenuti dalle compagnie telefoniche (Tim e Vodafone) e soltanto a settembre sono arrivati in Banca d’Italia dove però sono bloccati. Il denaro regalato alla pubblica amministrazione deve superare l’esame della tracciabilità, da qui il primo intoppo. Dalla Banca d’Italia andranno poi alla Tesoreria dello Stato, da qui al Dipartimento della Protezione civile e infine ai presidenti delle regioni colpite dal sisma. Una serie interminabile di passaggi, firme, autorizzazioni.
Un calvario burocratico con un’incognita finale: i presidenti di ben tre regioni, Emilia, Veneto e Lombardia, dovranno raggiungere un accordo politico sul come dividersi i fondi prima di distribuirli. I cittadini sono stati velocissimi a donare, la politica e la burocrazia sono state abilissime a bloccare. E i terremotati aspettano.
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