I solfiti rappresentano gli additivi meno tollerati dall’uomo: in Europa fanno parte della lista degli allergeni (non in America), anche se non possono essere considerati tali. Si trovano nei prodotti alimentari, a partire da vino e birra e alle persone sensibili producono una serie di sintomi che vanno dalla nausea alla pressione bassa.
Indice degli argomenti
A cosa servono
La funzione principali dei solfiti è quella di conservare il vino, il cibo o le bevande che li contengono. Di fatto sono antiossidanti, antibiotici e antisettici e consentono una conservazione maggiore degli alimenti. Evitando il rischio di contaminazioni. Inoltre i solfiti hanno anche una funzione “estetica”: aiutano a dare un buon aspetto ai prodotti.
La dose tollerata
Il valore soglia dei solfiti è 10 milligrammi/kg oppure 10 milligrammi/litro: al di sotto di questi valori è molto improbabile sviluppare un’allergia. Mentre per evitare di andare oltre, è opportuno consultare le etichette alimentari dei prodotti che contengono solfiti.
Rischi
A livelli elevati e per lunghi periodi, i solfiti possono influenzare negativamente la funzionalità epatica e renale, aumentando lo stress ossidativo nelle cellule. Inoltre, sono in studio possibili impatti sul microbiota intestinale, che potrebbero interferire con la digestione e la salute intestinale. In generale, un consumo eccessivo di alimenti che ne contengono può essere dannoso per la salute in soggetti sensibili e non.
L’EFSA, The European Food Information Council, ha notato che i forti consumatori, come bambini e adulti che assumono frequentemente cibi e bevande che contengono il tipo di conservante, possono superare i livelli di sicurezza, esponendosi a rischi per il sistema nervoso, come la reazione ritardata delle cellule nervose. Inoltre, i solfiti inattivano la vitamina B1 (tiamina) in alcuni alimenti, riducendo così l’assorbimento di questa vitamina essenziale.
Sintomi dell’intolleranza ai solfiti
L’intolleranza ai solfiti ha sintomi molto precisi, come epr esempio:
Diagnosi
La diagnosi di ipersensibilità o intolleranza ai solfiti non è semplice, poiché non esistono test specifici e scientificamente validati per rilevarla. Nei casi sospetti, i medici possono suggerire un approccio di esclusione e reintroduzione graduale degli alimenti contenenti solfiti per osservare eventuali sintomi. Talvolta, test cutanei possono risultare positivi in soggetti con ipersensibilità, ma questo è raro e non sempre indicativo. Nei pazienti asmatici, l’eventuale presenza di sintomi respiratori può fornire ulteriori indizi.
Cure per l’intolleranza ai solfiti
Come non esistono test specifici, così mancano anche cure mirate per l’intolleranza ai solfiti; l’approccio migliore è evitare o limitare il consumo di alimenti e bevande che li contengono. Per gestire i sintomi, si consiglia di leggere le etichette e cercare prodotti che non presentano questi conservanti, indicati con i codici E220–E228. Nei casi di reazione grave, come l’asma indotta dai solfiti, può essere necessaria una terapia sintomatica con farmaci antistaminici o broncodilatatori sotto controllo medico
I solfiti in etichetta
Vengono segnati con codici che vanno da E220 a E228.
- E220 Anidride solforosa
- E221 Solfito di sodio
- E222 Bisolfito di sodio
- E223 Metabisolfito di sodio
- E224 Metabisolfito di potassio
- E225 Solfito di potassio
- E226 Solfito di calcio
- E227 Bisolfito di calcio
- E228 Solfito acido di potassio
Solfiti negli alimenti
Gli alimenti più comuni che possono contenere solfiti sono:
- Vino e birra: I solfiti sono spesso usati come conservanti nei vini, soprattutto quelli bianchi, tra cui maggiormente nel prosecco, e anche in alcune birre.
- Frutta secca: Spesso vengono aggiunti ai frutti secchi, come albicocche e uvetta, per mantenerne il colore e prolungarne la conservazione.
- Aceto e conserve di verdure: Gli aceti industriali, i sottaceti e alcune conserve di verdure possono contenere solfiti.
- Succhi di frutta e bevande gassate: Alcuni succhi confezionati e bevande analcoliche possono contenere solfiti per mantenere la freschezza.
- Salse pronte e condimenti: In particolare ketchup, maionese e salse come la salsa di soia possono contenere solfiti.
Solfiti nel vino
Uno dei prodotti che ne contiene di più, proprio per la loro capacità di conservazione, è il vino. In questo caso le soglie cambiano, sulla base della tipologia del vino:
- I vini passiti e muffati: in questo caso si può arrivare fino a 400 milligrammi/litro
- I vini dolci, con una tolleranza fino a 200milligrammi/litro
- I vini rossi, con al massimo 150 milligrammi/litro
Vino biologico senza solfiti
Il vino biologico non ha solfiti, o al massimo ne contiene 50 milligrammi/litro. E questo va specificato in etichetta, compresa la possibilità della presenza di solfiti contenuti nell’uva.
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