Animali selvatici più che dimezzati negli ultimi cinquant’anni

I cali maggiori in America Latina e nei Caraibi. Tra le cause la crisi climatica, la distruzione degli habitat naturali e la caccia illegale

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Le specie di animali selvatici continuano a diminuire a una velocità impressionante: secondo il Rapporto Living Planet Report pubblicato dalla World Wide Fund for Nature (WWF), nel periodo tra il 1970 e il 2018 le popolazioni di animali selvatici (mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi) sono crollate globalmente del 68%, con alcune stime che arrivano fino al 73% in certi ecosistemi.

I paesi dove la diminuzione è stata più netta sono quelli dell’America Latina e dei Caraibi, seguiti da alcune nazioni africane e dell’Asia Pacifico. In Europa, compresa l’Italia, il calo è stato del 35 per cento, decisamente inferiore alla media di altri continenti. Il Rapporto fa riferimento a un Indice che tiene sotto monitoraggio 5.500 specie di mammiferi, uccelli, pesci, anfibi e rettili.

Ma perché gli animali selvatici, di fatto, si sono dimezzati in appena mezzo secolo? I principali fattori, tutti combinati uno con l’altro, sono la crisi climatica, la distruzione degli habitat naturali, la caccia e il commercio illegale di alcune specie di animali selvatici che hanno una forte richiesta sul mercato. Le specie animali giocano ruoli fondamentali negli ecosistemi, come impollinatori, predatori o prede, e la loro perdita ha effetti a catena sugli equilibri naturali.

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