Secondo le statistiche i mesi estivi sono quelli nei quali i tradimenti si moltiplicano, e non certo per effetto delle continue ondate di caldo torrido. La spiegazione è più banale: in vacanza aumenta la tentazione di spiare il cellulare o lo smartphone del partner, infilarsi nella sua posta elettronica, captare messaggi e conversazioni, anche apparentemente banali. Tutti atteggiamenti che spalancano le porte all’implosione dei rapporti affettivi: si parte in un modo, e non si sa mai, lungo questa strada così contorta, dove si va a finire.
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Cosa prevede la legge
Siamo talmente assuefatti alla nostre protesi elettroniche, che esprimiamo una totale dipendenza dagli smartphone, i computer, i tablet, i pc. Tutta la comunicazione privata, anche la più riservata, passa attraverso questa gigantesca rete dove è facile aprire un buco. Basta scovare la password, una delle cose più semplici di questo mondo. Eppure questo atteggiamento, non tutti lo sanno, è sanzionato da una norma
del Codice penale che recita così: <Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza, ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi
ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni>. Spiare lo smartphone è un reato, per il quale, in teoria, si va anche in galera. E il discorso potrebbe finire qui.
L’effetto assuefazione
Spiare un partner, ma anche figlio, un amico sul quale grava qualche sospetto, un compagno di lavoro con il quale siamo entrati in competizione, inizia sempre con un episodio. Ma poi, rotto il diaframma del diritto alla privacy, diventa un’abitudine, uno stile di vita. Si scivola nella palude dell’assuefazione e sembra normale andare, appena possibile, a decifrare messaggi e corrispondenza elettronica che dovrebbe restare protetti. Da qui anche un effetto a catena, per cui chi spia viene a sua volta spiato, in una spirale che non finisce più.
Il buonsenso
Ma non è necessario scomodare il Codice penale per capire che spiare lo smartphone è sbagliato. Basterebbe il buonsenso. Il linguaggio elettronico non è sempre esplicito, può essere allusivo, nella sua banalità talvolta ridotta a rozzezza, e una singola frase, sganciata da un contesto e da una sequenza di rapporti, può generare grandi equivoci. Per non parlare dell’abuso, così frequente online, di parole compromettenti, come la più pronunciata: amore. Provate a farvi una domanda prima di iniziare a spiare: ne vale la pena? Cosa c’è davvero da scoprire?
Il patto fiduciario che salta
Spiare rompe il patto fiduciario tra due persone. Semina zizzania, sospetti, recriminazioni. Ci sono informazioni che, captate in modo così surrettizio, portano a conclusioni che non hanno fondamento. E poi
perché non provare a rovesciare il paradigma, e chiedersi: <Quale motivo mi spinge a spiare?>. Forse così tutto sarà più chiaro e magari si potrà affrontare, in modo costruttivo, parlandone direttamente. Senza
andare alla ricerca di “prove” che dovrebbero conferma i propri dubbi.
Chi spia non ha fiducia in se stesso
Prima di avere una scarsa fiducia nei confronti della persona spiata, chi viola privacy in modo non casuale dimostra di non avere fiducia in se stesso. E’ una persona fragile, insicura, indecisa a tutto. E forse sta solo cercando di mascherare la propria fragilità.
Smartphone e tipi di tradimento
La brutta abitudine di spiare gli smartphone ha prodotto, tra i tanti veleni, anche l’ampliamento delle categorie che rientrano sotto il titolo generico della parola Tradimento. Gonzàles Castellanos, affermato terapeuta di coppia spagnolo, ha fatto una ricognizione di queste nuove categorie, e ha scoperto, per esempio, che molte persone considerano infedele il partner che guarda un filmato porno, si iscrive a un’app di incontri anche senza frequentarla, si informa della vita della sua ex attraverso i social. Tutti atteggiamenti che molto probabilmente non hanno nulla a che vedere con un tradimento vero e proprio.
Smartphone e tipi di tradimento
La brutta abitudine di spiare gli smartphone ha prodotto, tra i tanti veleni, anche l’ampliamento delle categorie che rientrano sotto il titolo generico della parola Tradimento. Gonzàles Castellanos, affermato terapeuta di coppia spagnolo, ha fatto una ricognizione di queste nuove categorie, e ha scoperto, per esempio, che molte persone considerano infedele il partner che guarda un filmato porno, si iscrive a un’app di incontri anche senza frequentarla, si informa della vita della sua ex attraverso i social. Tutti atteggiamenti che molto probabilmente non hanno nulla a che vedere con un tradimento vero e proprio.
Foto Apertura di ROMAN ODINTSOV via Pexels
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