Probabilmente qualcosa non ha funzionato negli uffici del presidente del Senato e l’incolpevole Renato Schifani ha inviato il suo messaggio per l’apertura della 75esima edizione della Fiera del Levante sottolineando l’importanza della . Nessuno ha avvisato la seconda carica dello Stato che a Bari le cose sono cambiate e quest’anno i convegni e gli approfondimenti di quello che veniva considerato il più importante appuntamento fieristico del Mezzogiorno sono molto concentrati su fenomeni locali. Si parlerà, per esempio, della civiltà della transumanza e dei tratturi, con un serrato confronto tra esponenti delle regioni della Puglia e dell’Abruzzo. Ci sarà un appuntamento sul tema , imperdibile per i tifosi della città. E uno specifico approfondimento é dedicato alla decisiva domanda . Quanto al capo del governo che per tradizione, dal dopoguerra, non ha mai disertato la sua presenza alla giornata inaugurale della Fiera, quello di turno, alias Silvio Berlusconi, per il terzo anno consecutivo non si é fatto vedere. Comprensibile: in questi giorni la Puglia é una terra che scotta per il premier, e le sue attenzioni sul territorio sono concentrate sugli effetti devastanti delle serate trascorse con Gianpi Tarantini e signore baresi al seguito.
Così la Fiera del Levante ieri si é aperta con i discorsi del ministro Raffaele Fitto, del governatore Nichi Vendola e del sindaco di Bari, Michele Emiliano. Un protocollo fatto in casa. Compreso un elegante duetto tra i rappresentanti pugliesi delle istituzioni, che si sono scambiati i complimenti in perfetto stile bipartisan, salvo prendere molto alla larga nei rispettivi discorsi il tema centrale della Fiera, cioé le condizioni del Mezzogiorno. Vendola, sempre immaginifico, per risolvere il problema della disoccupazione si é avventurato nella richiesta di e Fitto ha evocato il fantasma di un Piano Sud che il governo promette da mesi e, al momento, si é concretizzato soltanto in un impegno di spesa per opere infrastrutturali programmate da anni.
Sarà pure, come dice il governatore della Puglia, che , ma l’immagine che arriva da Bari é quella di un desolante abbandono delle regioni meridionali, ormai afone, escluse dall’agenda dei lavori parlamentari e presidiate da classi dirigenti locali senza autorevolezza e ridotte a piccole tribù di territorio. Senza scavare troppo nei libri di storia, chiunque può ricostruire l’emblematico declino di un evento che aveva il suo valore, e la sua forza, proprio nella rappresentazione del Sud italiano proiettato nei mercati internazionali, in primis quelli dei paesi mediterranei. La Fiera del Levante, infatti, nacque negli anni Trenta come la prima vetrina di un Mezzogiorno che non voleva restare indietro e mostrava, anche attraverso la presenza degli espositori, una sua vitalità economica, sociale e politica. Nell’era democristiana é stata poi presidiata dai capi governo, che la utilizzavano come la prima occasione pubblica della ripresa dei lavori dopo l’estate, e in particolare da Aldo Moro che la trasformò in una sorta di appuntamento annuale con la questione meridionale. Oggi é una piccola fiera pugliese, con tutto il rispetto per questa regione, neanche troppo condivisa a livello locale. Il Comune vorrebbe trasformarla in un’appendice meridionale dell’Expo 2015 di Milano, la regione punta a una maxi vetrina su Lavoro e Artigianato, e la provincia non si pronuncia in attesa di nominare i suoi rappresentanti al vertice dell’Ente che gestisce la Fiera. Non ci sono notizie sugli ospiti paganti negli spazi espositivi, si prevede invece un dimezzamento delle presenze del pubblico visto che lo scorso anno ci sono stati 200mila visitatori, ma la metà erano entrati con i biglietti omaggio che per questa edizione sono stati, giustamente, sospesi. Perfino il sito ufficiale é spento, con tanto di scuse ai visitatori perché . Già, la nuova versione. Ma siamo sicuri che la Fiera del Levante, in queste condizioni, serva ancora a qualcosa ed a qualcuno?
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