SPRECHI AMA ROMA
Immaginate di essere a capo di un’azienda dove qualcuno ruba la benzina nelle auto e nei mezzi di servizio. Che cosa provereste a fare? Qualche contromisura, magari qualche telecamera, giusto per tentare di capire dove si nasconde il marcio. Cose elementari e quasi ovvie.
All’Ama di Roma, l’azienda che gestisce in modo disastroso il servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, anche l’ovvio non è praticabile. I vertici della società hanno scoperto uno strano consumo dei camion: due chilometri al litro. Equivale a quello di una Ferrari, dunque i conti non tornano. Qualcuno ruba la benzina, e certamente visto che il fenomeno è stato monitorato nei diversi depositi, non si tratta di un caso singolo. All’Ama esiste un’organizzazione di persone che possono, indisturbate, portare a casa il carburante dei mezzi della società.
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TELECAMERE CONTRO I LADRI DI BENZINA
Di fronte a un caso così grave, gli amministratori dell’Ama intendono, giustamente, almeno introdurre qualche telecamera. Apriti cielo. E avanti tutta con lo scaricabarile. Per mettere una telecamera, quindi un banale apparecchio di controllo, c’è bisogno di un accordo sindacale, come se si stesse negoziando il nuovo contratto di lavoro. Ma non basta. Serve l’unanimità dei sindacati che all’Ama, come in tutto il settore delle ex municipalizzate, sono tanti e puntualmente divisi. Così Cisl e Uil hanno detto sì al piano dell’azienda, mentre la Cgil si è messa di traverso. Quanto basta per bloccare il progetto, e ripartire da zero nella caccia ai ladri.
La motivazione della Cgil è singolare, e parte da un tipico presupposto corporativo: la colpa sicuramente non è dei lavoratori (magari qualche ladruncolo in organico…), ma arriva dall’esterno. Non servono le telecamere, ma più vigilanza e più controlli nei depositi. Quindi nuove assunzioni. Parola magica per un’azienda comunale, dove, stando alle indagini della magistratura, le assunzioni si comprano sul mercato della corruzione. Senza ricordare, neanche per un secondo, che inoltre la società è in profondo rosso, sommersa di debiti, e non ha certo margini per aumentare gli organici.
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CASO BENZINA AMA ROMA
Come finirà questa storia? Nel nulla di fatto, e poi magari qualcuno urlerà e dirà che la colpa è della sindaca Virginia Raggi, tanto per proseguire nello scaricabarile. E l’Ama continuerà a essere il Far west dell’immondizia romana. Dove, e queste sono altre inchieste della magistratura, nei depositi si spaccia droga e si commercia il rame rubato dai motori dell’azienda. Mentre qualcuno il pieno alla sua auto lo fa a spese dei cittadini romani.
(Credits immagine di copertina: Marius GODOI / Shutterstock.com)
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