Sprechi e societa’, per i gay meno possibilita’ di lavoro. Perche’?

Non mi sembra vero: i gay hanno meno possibilità, circa il 30 per cento, di lavorare. Il dato viene fuori da una ricerca della Fondazione De Benedetti che segnala quanto ancora sia forte la discriminazione sul lavoro a danno degli omosessuali. Gli autori dell’indagine hanno inviato, tra gennaio e febbraio 2012, oltre 2300 curricula fittizi […]

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Non mi sembra vero: i gay hanno meno possibilità, circa il 30 per cento, di lavorare. Il dato viene fuori da una ricerca della Fondazione De Benedetti che segnala quanto ancora sia forte la discriminazione sul lavoro a danno degli omosessuali. Gli autori dell’indagine hanno inviato, tra gennaio e febbraio 2012, oltre 2300 curricula fittizi ad aziende che offrivano lavoro nelle città di Milano e di Roma attraverso i siti web Monster e Job Rapido. Sono state inserite, nelle precedenti attività professionali dei presunti candidati, esperienze di lavoro o di stage presso alcune associazioni di difesa dei diritti delle persone omosessuali come ArciGay o ArciLesbica.

Sul Corriere.it di ieri, leggo, a firma di Gian Antonio Stella: “I risultati del rapporto della Fondazione Rodolfo De Benedetti, diretta da Tito Boeri, non svelano una realtà sorprendente. Un dossier dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali del 2009 diceva che il Paese più omofobo d’Europa era la Lituania, dove il Parlamento si è avventurato a votare una legge che vieta programmi tivù, libri, giornali, pubblicità, film e ogni cosa che «possa dare una rappresentazione di tipo positivo dell’omosessualità e della bisessualità». Ma al secondo posto c’era l’Italia. E una decina di giorni fa, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, un rapporto dell’Ilga (International Lesbian and Gay Association) su 49 Paesi europei ha confermato che, tolti i Paesi dell’Est europeo come Moldavia e Russia, Azerbaijan e Ucraina e certi Paesi molto conservatori (come il Liechtenstein, il principato di Monaco e San Marino) o di cultura islamica tipo la Turchia, siamo sempre, per rispetto dei diritti omosessuali, in coda.

Tutto questo è uno spreco, un danno e una vergogna. Lo spreco si riferisce alle risorse umane che non possono essere utilizzate, mentre il danno riguarda l’intero mercato del lavoro che appare così più povero di opportunità. Quanto alla vergogna siamo noi, perché rifiutare un lavoro a un gay, solo per le sue scelte sessuali, è un gesto razzista. Incredibile ma purtroppo vero.

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