Si parte nel lontano 1999 con un progetto da 12 milioni di euro e si arriva nel 2012, tredici anni dopo, con una spesa a consuntivo di 84,4 milioni di euro. Otto volte di più. E’ questa la sintesi della strana storia della nuova sede dell’Agenzia spaziale italiana, al centro di un’indagine della Corte del Conti e dell’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici. Un’autorità che, ancora una volta, più che prevenire riesce solo a prendere atto e catalogare gli sprechi. Il primo progetto viene affidato nel 2000 all’architetto Massimiliano Fuksas, vincitore di un regolare concorso pubblico, ma naufraga molto presto. Si passa, infatti, dal quartiere Flaminio di Roma a un’area messa a disposizione dall’università di Tor Vergata e il cambio di zona basta per apire un contenzioso con Fuksas. La nota archistar fa un passo indietro, in cambio di un ricco indennizzo di 1 milione e 378mila euro.
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Soldi pubblici sprecati, e liquidati tra l’altro, secondo il rilievo della Corte dei Conti, senza fare riferimento alle norme sugli incarichi professionali. A questo punto il progetto e la realizzazione della nuova sede vengono affidati a un nuovo studio, 5+1AA di Genova, con una serie di contratti e di consulenze a trattativa privata. Senza gara, dunque. E con due singolari anomalie. La prima è la sovrapposizione, nella stessa società incaricata del progetto, del ruolo di controllato (in quanto esecutore dell’opera) e controllore (per coordinare la sicurezza sul cantiere). La seconda anomalia è il fatto che la sede dell’Asi si gonfia come un tacchino, e diventa un palazzo gigantesco. Inutile, però alla sua funzione. Rispetto a uno spazio standard di 28,3 metri quadrati per persona per i dirigenti e di 9,9 metri quadrati per gli impiegati, altro rilievo della Corte dei Conti e dell’Autorità di vigilanza, la nuova sede dell’Asl regala ai suoi dipendenti circa il doppio. E alla fine il conto vola di otto volte rispetto al budget iniziale.
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