Non saranno certo i tagli degli stipendi dei parlamentari a mettere in ordine i conti pubblici, ma certo una sforbiciata del 10 per cento del trattamento economico di deputati e senatori, cosi’ come promesso dal ministro Giulio Tremonti con la sua ultima manovra, rappresenterebbe un bel segnale per l’opinione pubblica. E il taglio dello stipendio dovrebbe essere il primo scalino di un’operazione piu’ complessa: la riduzione dei costi della politica che in Italia restano sbalorditivi. Abbiamo il ceto politico piu’ numeroso d’Europa (circa mezzo milione di persone vivono, direttamente o indirettamente, grazie agli stanziamenti in questo settore), non riusciamo a ridurre ne’ il numero dei parlamentari ne’ quello dei rispettivi collaboratori. Al punto piu’ basso della sua presenza e dell’esercizio del suo primato corrisponde, in Italia, il costo piu’ alto della politica, e questo certo contribuisce a renderla impopolare e distante dai cittadini che spesso confondono le persone con le istituzioni. Abbiamo i parlamentari meglio pagati del mondo, oltre a un elenco di benefit e di privilegi che fanno invidia a qualsiasi corporazione, e abbiamo un tasso di produttivita’ del sistema politico molto piu’ basso rispetto a quello degli altri paesi dell’Unione europea. Sara’ una coincidenza, ma al termine di una sola legislatura il reddito di un parlamentare schizza, mediamente, del 65 per cento. La politica ti aiuta a svoltare, ma non avevamo letto che si tratta innanzitutto di un servizio alla collettivita’?
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