SPRECO DI ACQUA. A Ragusa, nel cuore delle meraviglie siciliane, ho toccato con mano la follia dello spreco dell’acqua, e gli effetti a catena che colpiscono i cittadini. Sono stato invitato da un gruppo di associazioni, dal Meic alla Fuci, dall’Azione Cattolica a Amnesty International, da Pax Christi a Agedo fino a Legambiente, a parlare di “Lotta allo spreco e nuovi stili di vita”, e innanzitutto ho scoperto l’energia di tanti uomini e donne che si spendono con passione nel volontariato e lavorano concretamente, senza retorica ma con i fatti, per migliorare le condizioni del loro territorio. All’insegna dell’undicesimo comandamento: Non sprecare.
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SPRECO DI ACQUA POTABILE. Chi recupera il pane e il cibo altrimenti gettato nell’immondizia, chi organizza gruppi di famiglie per la raccolta differenziata, chi si batte contro le solite speculazioni edilizie, chi, e sto parlando di un sacerdote, protesta per le truffe nel campo dell’informatica e dei computer. Ma la sorpresa più grande è arrivata dal racconto di Claudio Conti, assessore comunale per l’Ambiente. Con pochi numeri ha spiegato il dramma e la follia dello spreco dell’acqua a Ragusa. A spese dell’amministrazione comunale si pompano 15 milioni di metri cubi di acqua, ma soltanto 6 milioni finiscono nei rubinetti delle case, dei negozi e degli uffici pubblici e privati dei ragusani. Il resto è puro spreco, frutto delle pessime condizioni della rete in una città dove, tra l’altro, per quattro mesi non è stato possibile bere acqua dei rubinetti perché inquinata. Ma lo spreco ragusano raddoppia con il costo dell’energia per pompare l’acqua: circa la metà della bolletta energetica dell’amministrazione comunale di Ragusa, infatti, è impegnata proprio per pompare l’acqua che poi viene sprecata.
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SPRECO DI ACQUA IN ITALIA. Capite la follia? Un comune senza un euro nelle casse, che non ha i soldi per fare una campagna adeguata per la raccolta dei rifiuti “porta a porta” ed è bloccato dalle regole del “patto di stabilità”, poi si trova a pagare bollette stratosferiche per erogare acqua che i cittadini non bevono e non utilizzano. Fate le somme, e capite così quanti danni a catena si sommano con lo spreco dell’acqua in tutta Italia.
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