Siamo il Paese dei musei, abbiamo la più alta concentrazione di patrimonio culturale del mondo, non riusciamo a conservare e gestire questa ricchezza, eppure siamo capaci di inventarci dei musei fantasma. Tanto per sprecare denaro pubblico che potrebbe invece essere utilizzato per la manutenzione.
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Da dieci anni a Pomezia è aperto un cantiere-fantasma per la costruzione in un vecchio granaio di un nuovo museo cittadino, uno spazio multifunzionale come si dice quando si vogliono fare opere faraoniche. L’idea è stata condivisa in questo decennio da amministrazioni del centrodestra e del centrosinistra. Condivisa, ma mai realizzata. Dopo la posa della prima pietra, nel 2003, i lavori sono andati avanti a singhiozzo e oggi il cantiere si presenta con una gigantesca gru e alcuni piloni in cemento armato. Tutto fermo. Intanto sono stati spesi 4 milioni di euro, dei 16 stimati per realizzare l’opera, e l’architetto che ha firmato il progetto, Marco Petreschi, oggi novantenne, chiede di vedere l’opera finita prima di morire.
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Il museo di Pomezia prevedeva un teatro polifunzionale da 600 posti, un’area espositiva archeologica da 2.500 metri quadrati, una scuola di recitazione e di danza, un parco urbano, caffè, bookshop, negozi e il recupero di un grande capannone. Tanta roba, ma nulla di tutto ciò è stato fatto, il polo culturale è diventato un fantasma, e intanto i 4 milioni, arrivati dalla solita Unione europea, sono stati stracciati al vento. Adesso l’amministrazione di Pomezia è finita nelle mani dei grillini, con un sindaco, Fabio Fucci, che non ha ancora preso una posizione su questo spreco di soldi pubblici. Che farà? Completerà l’opera o chiuderà il cantiere? Vedremo. L’unica certezza, al momento, è che il museo di Pomezia è un fantasma dell’Italia incompiuta e sprecona, e quattro milioni di euro sono stati sprecati.
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