L’ennesimo fallimento. Anche a Varsavia, dove si è chiusa la diciannovesima, inutile, conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, è andato in scena il tragico copione dei veti incrociati. A questo giro Stati Uniti ed Europa, sembra un miracolo, hanno fatto fronte comune per scuotere i potenti paesi (ex) emergenti, come la Cina, l’India e il Brasile. Risultati: zero. Non si riesce a fare un passo avanti nella lotta contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici, e perfino l’obiettivo minimo di arrivare a un nuovo protocollo per ridurre le emissioni da sottoscrivere nel 2015 (prossima conferenza di Parigi) con obiettivi allungati al 2020, è finito in un nulla di fatto. Troppi veti incrociati, troppi interessi in gioco, troppa retorica, e troppa paura che lavorare con una governance internazionale su questo versante significhi dare un colpo alle economie già a rischio recessione.
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Di fronte al disastro e all’impotenza, hanno fatto bene le associazioni ambientaliste, come racconta Danilo Taino sul Corriere della Sera, a lasciare in anticipo la conferenza per protesta contro l’impasse di questi governi spreconi e impotenti.
E a questo punto serve un passo in più: chiediamo la sospensione delle conferenze sul clima, o comunque la loro riduzione, fino a quando non ci sia una chiara e forte volontà politica per prendere decisioni concrete. E salvare, non con inutili allarmismi, un Pianeta sempre più a rischio.
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