Perché non usiamo i farmaci generici

Siamo ultimi in Europa, circa venti punti sotto la media dei paesi UE. Eppure si tratta di medicinali che hanno gli stessi principi attivi di quelli forniti di un brand

Uso farmaci generici in italia
Gli italiani spendono circa mille miliardi all’anno per acquistare medicine griffate, rinunciando ai farmaci generici che hanno gli stessi principi attivi ma sono privi del marchio che fa prezzo. Uno spreco enorme.Nel 2023, la spesa per i farmaci generici in Italia ha rappresentato  il 22,7% del mercato totale in termini di confezioni e il 15,5% in termini di valore..Questa cifra evidenzia una crescita rispetto al 2011, quando i generici costituivano solo il 9% della spesa farmaceutica, ma nonostante l’aumento, l’Italia rimane tra gli ultimi Paesi europei per consumo di farmaci generici, con una quota del 31,2% in termini di consumi, rispetto a una media UE del 51%. Le differenze regionali sono significative: in alcune regioni del Sud Italia, l’uso di generici è inferiore al 20%, mentre in Trentino-Alto Adige e Lombardia supera il 40%.

Un farmaco no logo, chiariamolo una volta per tutte, ha gli stessi principi attivi e le stesse caratteristiche, di un farmaco griffato. Produce gli stessi effetti sul malato, e ha ricevuto l’identica autorizzazione dall’Agenzia nazionale del farmaco più noto grazie alla marca.E allora dove sta la differenza? Nel prezzo: semplicemente costa meno. Eppure in Italia, proprio in Italia dove siamo in eterno affanno per contenere la spesa sanitaria e per non tagliare servizi essenziali, di farmaci generici ne consumiamo il meno possibile. Meno di tutta l’Europa. Tanto che negli altri paesi dell’Unione, complessivamente, grazie all’uso dei farmaci generici si risparmiano 13 miliardi di euro, mentre noi sprechiamo circa 1 miliardo di euro per il mancato acquisto di questi prodotti in sostituzione degli equivalenti griffati.

Farmaci senza logo

I farmaci low cost costano mediamente il 20 per cento in meno rispetto ai griffati, ma il risparmio può arrivare fino al 50 per cento. Il buco e lo spreco diventano evidenti laddove la spesa farmaceutica in Italia per prodotti generici non supera il 14 per cento del totale, rispetto al 50 per cento in Germania e in Olanda, all’85 per cento in Inghilterra e al 75 per cento negli Stati Uniti. Tra l’altro proprio in Germania grazie a un ricorso così diffuso dei farmaci generici, la spesa sanitaria è crollata del 6 per cento. Sono numeri importanti in tempi di vacche magre e di spending review sul versante della spesa sanitaria.

Uso dei farmaci generici in Italia

Ma dove nasce lo spreco, e in qualche caso la truffa, dello scarso uso dei generici?Innanzitutto c’è la costante pressione delle case farmaceutiche, pronte a scoraggiare ogni acquisto che riduca i loro margini di guadagno. Poi c’è la complicità dei medici, che dovrebbero attenersi a una legge introdotta dal governo Monti: la ricetta non deve indicare il nome commerciale del farmaco ma solo il principio attivo in esso contenuto, salvo quando la medicina “non è sostituibile”. E dietro questa formula piuttosto vaga si apre la prateria di un’eccessiva discrezionalità dei medici. Infine, le farmacie. I farmacisti sono solo dispensatori di farmaci e quindi non possono sostituirsi al medico: ma potrebbero favorire campagne di informazione per spiegare i vantaggi dei medicinali generici in termini di risparmio e di sicurezza. Insomma: tutti possono fare qualcosa per finirla con questo record europeo dello spreco che abbiamo conquistato con l’abbuffata dei medicinali e con lo scarso uso dei generici.

Farmaci generici in Europa

La penetrazione nel mercato dei medicinali dei farmaci generici in Italia si ferma al 22 per cento, mentre in Europa si arriva al 67 per cento. E questo favorisce un altro fenomeno molto svantaggioso per i consumatori: la concentrazione del mercato nelle mani dei produttori di farmaci di marca.

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