STIPENDI LAVORATORI RYANAIR
Chiunque viaggi con una certa frequenza in aereo, anche solo per piacere e per turismo, avrà preso almeno una volta nella sua vita un volo Ryanair. I prezzi, specie se il biglietto viene acquistato in anticipo, sono molto competitivi, perfino stracciati su alcune tratte. Poi se arrivi all’imbarco con una valigia leggermente più grande del previsto, se consumi qualcosa a bordo, magari ti fanno nero con gli extra. E in ogni caso devi essere pronto a mettere nel conto qualche maxi-ritardo o voli cancellati. Fa parte della scommessa low cost, e quindi c’è poco da protestare.
Da alcuni mesi Ryanair è al centro di una vertenza (che intanto ha visto un parziale accordo solo in Irlanda) che ha portato, soltanto nello scorso inverno, alla cancellazione di 20mila voli in tutta Europa. Dopo che per 30 anni la compagnia non ha mai voluto riconoscere i sindacati, adesso ha deciso di aprire le porte al negoziato con i lavoratori, ma solo con le sigle che lei accetta e solo sotto una raffica di scioperi che ha mandato in corto circuito il suo sistema di prenotazioni.
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CONTRATTO LAVORO RYANAIR
D’altra parte tutto il modello low cost di Ryanair si regge su un presupposto fondamentale: pagare i lavoratori il meno possibile, e spremerli al massimo. Così la società, che ha sede in Irlanda e beneficia sia di tasse minime sia di una legislazione del lavoro molto favorevole per la sua politica di spremiture, recluta piloti, stuart e hostess molto spesso a partita Iva. Con contratti di collaborazione, senza ferie pagate, copertura previdenziale e sanitaria: tutti licenziabili con una semplice letterina.
Nell’universo concorrenziale delle compagnie low cost Ryanair, in virtù del suo potere e della sua forza economica, si consente di pagare i suoi dipendenti tra i 7 e i 9mila euro in meno l’anno rispetto alle altre aziende del settore. E anche il cibo e le divise sono a carico dei lavoratori.
SCIOPERI RYANAIR
Il modello sta scricchiolando per la forza, assolutamente imprevista, della protesta che Ryanair fa fatica a reggere. nonostante mosse molto spregiudicate, come quella di assoldare piloti polacchi per sostituire quelli che scioperano. Il fronte dei lavoratori sembra molto compatto e il colpo per il regno del super miliardario Micheal O’Leary potrebbe essere durissimo. Mentre altre compagnie soffrono con bilanci in perdita, Ryanair nel 2017 ha presentato conti record: profitti a 1,45 miliardi di euro su un fatturato attorno ai 7 miliardi di euro. Margini altissimi. Diventati a rischio in seguito all’onda lunga degli scioperi e alle frequenti cancellazioni dei voli.
Premesso che il modello low cost fa bene al mercato, e rappresenta un’opzione da difendere per chi viaggia, la domanda è la seguente: qual è il nostro interesse di consumatori in questa storica vertenza? Sia come utenti, ma prima ancora come normali cittadini, il nostro principale interesse è quello che tutti i lavoratori della compagnia siano gratificati al meglio rispetto alle ore di lavoro ( i turni spesso sono massacranti), e alla rispettive competenze. Ciò garantisce una buona qualità dei servizi ( a partire dalla puntualità e dalla pulizia degli aerei) e la massima sicurezza durante i viaggi, le due cose che chiediamo quando si vola.
Per decenni, piloti, stuart e hostess, hanno goduto di stipendi esagerati, di benefit fuori mercato e di privilegi che hanno inquinato il settore. Adesso non è più così. E siamo scivolati nell’eccesso opposto, con il modello Ryanair, fondato sulla spremitura del lavoro, che fa da riferimento nel settore. Una cosa inaccettabile. Ecco perché nella vertenza Ryanair possiamo avere un ruolo importante, da consumatori. Come? Semplicemente non volando con questa compagnia fino a quando non avrà chiuso la vertenza con i suoi dipendenti. Un modo chiaro per dire la nostra, per sostenere una battaglia sacrosanta, e per garantirci le migliori prestazioni possibili ogni volta che acquistiamo un biglietto di una compagnia aerea low cost.
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