STOP PELLICCE COLLEZIONI MODA
Alla fine è crollata anche Prada. Avete presente le slavine che investono tutto e tutti fino a quando non arrivano a un capolinea? Ecco, nell’universo nella moda, a proposito di sostenibilità e di nuovi stili di vita, sta avvenendo proprio questo: una valanga, che fa pulizia senza vittime ma semmai spargendo benessere, con annunci a catena, per dire al mondo che si è imboccata una strada senza ritorno, con nuovi paradigmi di produzione e di vendita, con nuovi stili di vita non solo sul piano estetico, ma innanzitutto su quello etico. Come nel caso delle ormai tantissime svolte «fur free», ovvero niente più pellicce.
PRADA FUR FREE
Prada (parliamo di un colosso del lusso e in generale della moda, con un fatturato annuo di 3,1 miliardi) nelle sue collezioni non avrà più pellicce di animali, mentre il nylon per i suoi tessuti sarà prodotto attraverso il riciclo, la parola corrispondente a un tassello dell’economia circolare che la comunità di Non sprecare considera una straordinaria opportunità. Scolpita nella nostra bussola editoriale: i 17 obiettivi dell’Onu –Agenda 2030 per uno Sviluppo sostenibile.
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MARCHI CHE HANNO ABBANDONATO LE PELLICCE
Ai piani alti della moda , e anche a quelli più bassi, sta ormai dilagando la nuova tendenza: Basta pellicce. A soffiare sulle vele di un cambiamento epocale ci sono imprenditori che non guardano soltanto al portafoglio, ma sono consapevoli del cambiamento in atto nella sensibilità dell’opinione pubblica, che poi incide anche sui fatturati, e quindi sul portafoglio. Quando già qualche tempo fa Donatella Versace ha deciso di escludere le pellicce di animali dalla sua collezione, lo ha fatto con queste parole, affidate al settimanale più letto dalla comunità finanziaria mondiale, The Economist : «Non voglio più uccidere animali per fare moda. Non è giusto».
ECO PELLICCE
Era ora, ci viene da dire. Ricordo di avere assistito a Parigi a un’importante sfilata di grandi marchi della moda, tutti con eco-pellicce, non più ricavate dallo spreco della strage di animali anche piuttosto rari. Era il lontano 2012. Adesso, dopo diversi anni, lo star system della moda sembra fare sul serio e ingrana la retromarcia sulle pellicce ricavate da ermellini, volpi, visoni, zibellini, oche. In tutto quaranta specie di animali, vittime di questa strage.
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BRAND FUR FREE
La decisione della Versace era arrivata dopo analoghe svolte di Gucci e Armani, tanto per fare alcuni nomi di grandi marchi. E qui sta il cambiamento virale, in quanto finora le eco pellicce erano una piccola riserva indiana di alcune case di nicchia, come i furbissimi manager di Stella McCartney che su questa tendenza hanno realizzato intere collezioni. D’altra parte, basta andare sul web e cercare Eco pellicce e si scopre una quantità enorme di stilisti che interpretano in vario modo il nuovo stile ispirato al motto Basta pellicce.
BASTA PELLICCE
Adesso bisognerà vigilare che tutto questo non si riduca a una pura operazione commerciale, a una forma di propaganda con la quale gli stilisti pensano di intercettare i nuovi gusti dei Millennials, i consumatori dai quali dipendono i loro fatturati. Se dovessi dare un consiglio, direi a tutti i signori della moda una cosa molto semplice: Non fate i furbi, i Millennials sono consumatori attivi e molto preparati. E al Basta pellicce ci credono sul serio. Sanno di interpretare, con grande forza, “lo spirito del tempo”, il cambiamento in atto a una velocità davvero imprevista. Ed a tutte le latitudini. In America, a San Francisco, a Los Angeles e in diverse altre città medie e piccole della California, la vendita delle pellicce animali è semplicemente vietata. Come hanno sempre chiesto associazioni ambientaliste come la Lav e la Fur Free Alliance. In Russia, dove la ricchezza e l’opulenza degli oligarchi si mostra innanzitutto acquistando pellicce animali, nei negozi del lusso le offerte di pellicce animali sono crollate del 51 per cento. Dunque, o le aziende della moda, dell’intero sistema moda, virano seriamente verso la Sostenibilità, oppure rischiano di farsi male, molto male. E questo proprio non vogliamo augurarlo, anche perché sono industrie che realizzano prodotti di alta qualità, simboli del migliore made in Italy, e danno lavoro a tantissime persone. E la (quasi) piena occupazione è uno degli obiettivi per un mondo più sostenibile.
PEZZI DA COLLEZIONE MODA SOSTENIBILE
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