Cosa spinge all’acquisto di un Suv? E chi sono gli acquirenti di questo particolare tipo di automobile, molto sprecona, per il costo iniziale, per il carburante e per la manutenzione ordinaria e straordinaria? Premetto: non ho nulla contro gli acquirenti dei Suv, e considero stupido, oltre che controproducente, avere qualsiasi tipo di pregiudizio contro questa categoria di consumatori. Ma rintracciando le motivazioni alla base della scelta del Suv, e conoscendo meglio gli automobilisti che lo utilizzano, forse risulterà chiaro anche a chi legge perché si tratta di uno spreco, di un acquisto sbagliato. Almeno in Italia. E infatti il Suv è diventato di gran moda a partire dagli acquisti in America, dove gli ampi territori non antropizzati e la frequenza dei viaggi in auto lo rendono un mezzo molto adatto alla circolazione sulle medie-lunghe distanze. Ma in Italia, Paese di borghi, di 8 mila comuni ad alta densità di popolazione, queste circostanze favorevoli all’acquisto del Suv vengono meno.
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Come è fatto un Suv e le sue prestazioni
Il Suv (Sport utility vehicle) più piccolo misura 4 metri, il più grande arriva a 51,17 metri. Rispetto a un’auto normale è più lungo di 20 centimetri, più alto di 30 centimetri, e ha un peso superiore del 40 per cento, arrivando a più di due tonnellate di plastica e acciaio. Nonostante questa montagna di materiali, il Suv riesce a raggiungere i cento chilometri orari in pochi secondi. Ma a cosa serve un’accelerazione così spinta laddove nelle autostrade si moltiplicano i limiti di velocità (controllati attraverso i sensori di rilevamento) e nelle città si sta facendo strada l’opzione del limite dei 30 chilometri all’ora?
Chi compra i Suv
Anche in Europa il Suv risulta ormai l’auto più venduta sul mercato, eppure soltanto nel 2010 appena un’automobile su dieci acquistata era un Suv, adesso siamo a quattro su dieci, con una forte incidenza di guidatrici donne. Non a caso nelle pubblicità dei Suv compaiono sempre più donne alla guida.
Sono più sicuri
La sicurezza del Suv riguarda sicuramente chi lo guida, molto meno chi viene investito. E la conferma arriva da uno dei paesi dove questo tipo di automobili è più diffuso, accanto alle biciclette: l’Olanda. Qui, nel 2023, circolavano 9,2 milioni di auto, delle quali 1,6 milioni erano Suv. Le statistiche dicono che le auto pesanti causano meno incidenti (e dunque in teoria sono più sicure), ma più gravi, con una percentuale di mortalità ben più alta della media, a danno di ciclisti, motocilisti e pedoni (e così in pratica il Suv diventano meno sicuro). Il settimanale The Economist arriva a definire i Suv auto-killer citando una statistica americana che dimostra la stressa relazione tra la gravità degli incidenti automobilistici e le dimensioni dell’automobile coinvolta. E nella stessa indagine si certifica che un’auto più piccola può essere altrettanto, se non più, sicura di un Suv. Se state comprando un Suv per essere più sicuri, la scelta è sbagliata.
Lo spazio
Sicuramente il Suv è una macchina più spaziosa della media, e questa è la seconda motivazione, dopo la sicurezza, alla base della scelta. Ma a cosa serve tanto spazio, specie se gli spostamenti sono ridotti e su percorsi brevi? Tutti i proprietari di Suv hanno famiglie numerose? Inoltre lo spazio abbondante ha una controindicazione di fondo: il Suv è un’automobile difficile da parcheggiare, e spesso lo vediamo in seconda fila, sul marciapiede, in aree riservate. Tutte premesse che peggiorano la qualità della vita urbana.
Costi
La presunta sicurezza, che nei fatti come abbiamo visto non esiste, giustifica martellanti campagne di marketing e pubblicitarie a favore dei Suv, nonostante che il loro prezzo sia, mediamente, superiore del 59 per cento rispetto a una berlina con analoghe caratteristiche. Ma se è sbagliata la premessa che giustifica il prezzo più alto, perché allora pagarlo e scivolare nell’inferno degli sprechi? In compenso, con il suo peso e con i materiali che contribuiscono a determinarlo, il Suv consuma il 20 per cento di carburante in più rispetto a un’auto normale.
Inquinamento
Per quanto la tecnologia faccia progressi, il Suv resta un’automobile altamente inquinante: secondo un Rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia, se tutti i Suv (attualmente sono 330 milioni) circolassero insieme sullo stesso territorio, formerebbero la sesta nazione più inquinante del mondo. Con 900 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno: per ammortizzare questa potenza inquinante, servirebbe almeno raddoppiare il parco di auto elettriche attualmente in circolazione. E i Suv elettrici? Non migliorano certo la situazione: la sua impronta ecologica è superiore del 70 per cento rispetto a un’auto elettrica normale. Non c’è dubbio che il Suv, sulla base di questi parametri sia una macchina molto poco sostenibile.
Un simbolo di relazioni umane meno solide
Se l’automobile, in quanto tale, è un tipico consuma che livella il ceto medio, e dunque favorisce le relazioni umane, il Suv produce un effetto contrario. Si tratta di un mezzo che divide, suscita sdegno, irritazione e persino repulsione in chi non lo possiede. Questo non significa che si tratti di reazioni giustificate e motivate, ma vanno tenute presente quando si fa una scelta del genere.
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