TAGLI AI FONDI PER I POVERI
Entrare in una mensa dei poveri è un’esperienza unica. Un contatto reale e vitale con una parte di noi, uomini e donne, che proprio non riusciamo a vedere. È qui, in una mensa, che si incontrano i super poveri, o anche chiamati poveri assoluti, in quanto non riescono neanche a mangiare e nutrirsi con regolarità: in Italia sono 5 milioni. E aumentano, con il paradosso che uno dei 17 obiettivi dello Sviluppo Sostenibile scolpito dall’Onu, azzerare la fame in tutto il mondo entro il 2030, rischia di essere una pura chimera, o velleità, non solo nei paesi che fanno parte degli ultimi, come molte nazioni africane, ma perfino in quelli che sono nel club dei primi, i più industrializzati e benestanti, come l’Italia.
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ENTI CARITATIVI IN ITALIA
Cinque milioni di uomini e donne senza cibo rappresentano una vergogna nazionale, uno scandalo, un popolo “scartato”, contraltare di altri “scarti”, i più impropri, a partire dal cibo che gettiamo nella spazzatura e sprechiamo ovunque. Come fanno a sopravvivere, ecco la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi, 5 milioni di persone ridotte in queste condizioni? Si arrangiano, ovviamente, ma innanzitutto sono aggrappate, come i naufraghi attaccati a una zattera di salvataggio, alla straordinaria rete, una vera identità italiana, degli enti caritativi, sparsi a macchia d’olio in tutta la penisola, da Nord a Sud. Potete essere certi che in Italia non esiste una città, un comune, una frazione, un borgo, dove non si allunghi un filo della rete che aiuta, tra le tante emergenze, chi non ha cibo. Anche consentendo l’accesso, dalla mattina alla sera, a una mensa dei poveri.
Gli italiani vanno avanti in questa straordinaria marcia della condivisione e della solidarietà più genuina, ma la politica sembra invece fare passi indietro, come se il problema di chi non riesce a mangiare fosse sopravvalutato o risolto. Per esempio, esiste un Fondo nazionale, presso il ministero dell’Agricoltura, che si occupa proprio di mettere a disposizione per gli aiuti alimentari, comprese le mense dei poveri, alcuni milioni di euro l’anno. Peccato che dal 2015, quando Il Fondo nazionale per gli aiuti alimentari poteva contare su 11,5 milioni di euro, anno dopo anno, gli stanziamenti sono stati dimezzati. Sempre meno.
(Photo credit: Banco alimentare)
PER APPROFONDIRE: La storia di Mirella , 73 anni: muore la sorella e lei si dedica alle mense per poveri e senzatetto (foto)
MENSE PER I POVERI IN ITALIA
Messe sul conto della politica le colpe che spettano al ceto politico, vediamo però quali sono gli errori, l’indifferenza è una forma di errore, anche tra i più gravi, che talvolta commettiamo noi cittadini. Con le dovute eccezioni, come abbiamo detto, per esempio, a proposito dei volontari che si sacrificano lavorando nell’ampia gamma di servizi di assistenza forniti dagli enti caritativi, a partire dalle mense per i poveri.
Fate un semplice test sul web, perdendo qualche minuto (è tempo che non sprecate) per vedere che cosa fanno da vicino tre di questi enti: li ho scelti in quanto li conosco bene, da vicino, li ho visitati e raccontati spesso: Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Banco Alimentare. Entrate nelle pagine della Caritas di Roma e andate a vedere il lungo elenco, nella capitale d’Italia, di mense dei poveri che funzionano tutti i giorni solo grazie ai volontari della Caritas. Oppure scoprite la bellezza e la forza, come esempio per tutti, del Refettorio per i poveri dello chef Massimo Bottura e del regista Dario Rampello, che fa parte dei tanti, tantissimi, servizi di assistenza ai poveri offerti dalla Caritas di Milano, la metropoli più ricca d’Italia. Poi navigate nell’universo della Comunità di Sant’Egidio che ha nella sua mission l’aiuto ai «fratelli poveri»: notate il binomio, i poveri sono «fratelli» e non lontani parenti sconosciuti. Anche qui, tra tante forme di aiuto, ci sono le mense, e altri luoghi per ospitare chi non ha cibo e non è in condizione di mangiare regolarmente. Infine, non perdetevi gli 829 enti caritativi (immaginate di metterli in fila indiana, e allora vi rendete conto di che cosa parliamo) che il Banco Alimentare aiuta raccogliendo e recuperando, ogni anno e sempre grazie a generosi volontari, oltre 20 milioni di euro di prodotti alimentari perfettamente commestibili e destinati alla spazzatura. Il meccanismo è talmente semplice che deve essere solo replicato: con una mano si raccoglie il cibo avanzato, e così non si spreca, e con l’altra si dona a chi ne ha bisogno, le mense dei poveri e in generale gli enti caritativi, senza i quali la miseria in Italia sarebbe molto più pesante e omicida.
Finita la visita, fatevi solo due domande: E io? Faccio qualcosa? Se già fate qualcosa, quanto avete letto in questo articolo magari si aiuterà a fare meglio e di più, oppure vi sarà tutto già molto noto. Se finora non avete fatto nulla, e volete provare, basta cliccare sulle sezioni intitolate Che cosa puoi fare, di Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Banco Alimentare (ripeto: sono solo le storie che conosco meglio, ma gli approdi da volontario che combatte la fame e lo spreco di cibo in Italia sono tanti e ovunque) e magari sarete felici di una nuova, emozionante esperienza. Con gli altri e per gli altri.
(L’immagine di copertina è tratta dalla pagina Facebook di Caritas Diocesi di Roma)
STORIE DI CHI LAVORA OGNI GIORNO PER AIUTARE I POVERI:
- I volontari torinesi che raccolgono il cibo avanzato nei mercati e lo danno ai poveri
- Frigoriferi solidali, la rete spagnola in tutto il paese. Nei quartieri chi ha cibo avanzato lo deposita, e chi ne ha bisogno lo ritira (foto)
- OzHarvest, il supermercato antispreco. Chi può, dona soldi o cibo. E chi non può, acquista senza pagare (foto)
- Avvocati, medici, geometri: ecco i professionisti che aiutano i poveri regalando il proprio lavoro (foto)
- Compri tutto, e non paghi. La rete dei negozi solidali che aiutano i consumatori poveri. Anche con lo scambio prodotti-servizi (foto)
- Rete Alimentare Cittadina Siticibo: il progetto per il recupero delle eccedenze alimentari
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