In Italia i concorsi pubblici li decide il Tar

Scorrendo le storie, sparse in tutta Italia, e i numeri, impressionanti per alcune categorie, possiamo anticipare la conclusione: nel nostro Paese i concorsi pubblici sono decisi dal Tar. Basta un ricorso appena argomentato, un cavillo pescato nell’oceano di norme e regolamenti, un precedente che fa scuola, e zac, l’uragano delle sentenze travolge posti di lavoro, […]

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Scorrendo le storie, sparse in tutta Italia, e i numeri, impressionanti per alcune categorie, possiamo anticipare la conclusione: nel nostro Paese i concorsi pubblici sono decisi dal Tar. Basta un ricorso appena argomentato, un cavillo pescato nell’oceano di norme e regolamenti, un precedente che fa scuola, e zac, l’uragano delle sentenze travolge posti di lavoro, nomine, assegnazioni di incarichi e sedi professionali.

Nel nuovo anno scolastico ormai alle porte, per esempio, in molte regioni italiane non ci saranno i dirigenti scolastici, bloccati dalle decisioni di tribunali amministrativi che, dalla Lombardia alla Campania, hanno accolto i ricorsi di qualche candidato escluso. In Lombardia ben 355 dirigenti scolastici sono finiti tra “color che son sospesi” perché il Tar ha certificato la violazione del principio dell’anonimato dei concorsi pubblici. Qualcuno ha imbrogliato? Non esattamente.

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L’irregolarità nasce dal fatto che le buste con gli elaborati scritti erano trasparenti e dunque potevano portare all’identificazione del candidato: si è discusso per giornate intere sul colore della carta, sulla gradazione della luce che filtrava attraverso le buste, sulla leggibilità dei testi, e alla fine è arrivato il giudizio universale della sentenza. Tutto da rifare.

Come in Abruzzo, dove invece ha insospettito i giudici amministrativi il fatto che in poche settimane sono stati cambiati ben sei presidenti della commissione giudicante. Di fronte a una paralisi dell’intero sistema scolastico, il governo ha pensato di ricorrere al jolly di un decreto legge per sbloccare i concorsi dei dirigenti delle scuole, ma potrebbe essere un rimedio peggiore del male, con seri rischi di incostituzionalità e con le porte aperte a un nuovo tormentone giudiziario.

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TAR CONCORSI PUBBLICI E ISTRUZIONE. Dall’istruzione alla lotta contro l’evasione fiscale, un altro settore nevralgico dell’attività statale. I posti per 855 funzionari delle Agenzie delle entrate, che darebbero nuova linfa alla macchina per la riscossione dei tributi, sono stati congelati da una sentenza del Tar del Lazio. Questa volta la regolarità delle prova, 80 domande alle quali bisogna rispondere in 50 minuti, è stata compromessa da una questione di fusi orari.

Gli esami si facevano in diverse regioni italiane, e gli orari del Piemonte non sono quelli della Sicilia. Così, in seguito a un ricorso del Codacons, si è scoperto che i candidati scesi in campo a Catania hanno avuto il vantaggio di essere convocati più tardi di quelli di Torino e dunque, grazie alla velocità del web, potevano sapere in anticipo le domande. Da qui la decisione del Tar del Lazio: concorso annullato e addio assunzioni nelle varie sedi delle Agenzie delle entrate.

I candidati, visti con la filigrana dei tribunali amministrativi, non sono mai uguali. C’è sempre qualcuno che andrebbe favorito, magari sulla base di un presunto riconoscimento di un diritto acquisito.

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L’azienda dei trasporti di Reggio Calabria aveva messo a concorso un centinaio di posti di autisti, dimenticandosi però di riservarne una quota ai lavoratori socialmente utili. Procedura bocciata e bando da riscrivere. Così 514 infermieri e 38 tecnici di radiologia, posti messi a concorso dall’Asp di Palermo, non sono stati assegnati perché il concorso era soltanto per titoli. Troppo poco nel caos del precariato siciliano, secondo la sentenza del Tar che ha invitato a dare priorità ai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità.

TAR CONCORSI PUBBLICI, LE CORPORAZIONI. I concorsi pubblici nell’Italia delle cento piccole e grandi corporazioni dovrebbero servire ad allargare il club dei privilegiati o quantomeno a sostituire i defunti. Il governo Monti, con molta gradualità e parsimonia, era riuscito a infilare nel decreto Cresci Italia una mini-liberalizzazione delle farmacie. Niente di rivoluzionario, per carità. Ma solo un allargamento delle sedi da mettere a concorso sulla base degli andamenti demografici sul territorio.

Semplici calcoli aritmetici che, però, sono stati sufficienti ai titolari delle farmacie, spaventati per l’arrivo di nuovi concorrenti, a infilarsi nella riffa dei ricorsi al Tar. Così in Liguria l’assegnazione di 85 nuove sedi di farmacie è stata bloccata dai giudici amministrativi che hanno riconosciuto la fondatezza di una specifica contestazione: in alcuni quartieri di Genova la popolazione è leggermente diminuita e non aumentata, e questo è bastato a mandare a monte l’intero concorso.

TAR CONCORSI PUBBLICI, IL NORD EST. Stessa sorte in Alto Adige, dove però il pretesto per fermare la prova e l’apertura di una quarantina di farmacie è stato di natura linguistica: nel bando mancava la traduzione in ladino. Ed a tagliare la testa al toro, svuotando in modo definitivo i contenuti del decreto Cresci Italia in materia di farmacie, ci ha pensato il Tar del Veneto: qui i giudici, a differenza dei colleghi del Lazio e della Sardegna, hanno accolto il ricorso che contesta l’assegnazione ai comuni di nuovi poteri per la definizione delle piante organiche delle farmacie, rimandando la palla alla competenza della Corte costituzionale. Quanto basta per non fare nulla.

TAR CONCORSI PUBBLICI, IL CASO DI SALERNO. Nell’interminabile repertorio delle sentenze del Tar che decidono le sorti dei concorsi pubblici non poteva mancare, infine, il caso più microscopico. Il Conservatorio di musica di Salerno mette a concorso una cattedra di “Strumento oboe” e si presentano soltanto due candidati. Uno vince, e l’altro fa ricorso ai giudici del tribunale amministrativo. Con argomenti suggestivi perché nel ricorso parla della irregolarità delle posizioni del suo concorrente nei confronti dell’Enpals, dell’Inail e dell’Inps. I giudici leggono le carte e decidono di annullare il concorso: le vie del Tar sono infinite. Basta crederci.

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