Molto strombazzata, anche in modo scorretto, come un esempio di risparmio, la tariffa multioraria per i contratti di fornitura dell’energia elettrica, non conviene. E non consente di spendere meno rispetto alla tariffa monoraria. Lo sforzo che viene chiesto ai consumatori, nel caso della tariffa multioraria, è di cercare di concentrare i consumi energetici, per esempio quelli per gli elettrodomestici, nelle fasce orarie durante le quali la domanda è, teoricamente, più bassa. In particolare, le fasce orario da risparmio sono due. La prima è la numero 2, e comprende tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 8 del mattino, e dalle 19 alle 23, tra il pomeriggio tardi e la sera; e il sabato tra le 7 del mattino e le 23 della sera. La seconda è la fascia 3: dal lunedì al venerdì tra le 23 e le 7; e tutto il giorno durante la domenica e nei giorni festivi.
Secondo quanto emerge da un’analisi di Selectra, quella che un tempo era una conveniente differenza di costi tra la fascia multioraria e quella monoraria, a vantaggio della prima, attorno al 10 per cento, adesso si è ridotto a circa l‘1 per cento. Una convenienza a questo punto del tutto teorica. Perché intanto il consumatore ha il disagio di dover usare gli elettrodomestici soltanto in alcune fasce orarie non proprio comode: può stirare, per esempio, tra le 7 e le 8 del mattino oppure la sera tardi. E se non segue questo programma, rischia poi di ricevere una stangata con la bolletta.
Ma cosa incide sulla fine della convenienza? Si tratta di un effetto legato all’aumento della quota di energia elettrica prodotta attraverso gli impianti fotovoltaici, raddoppiata negli ultimi dieci anni. Poiché la produzione di questa energia arriva dal sole, e quindi nelle ore diurne, quando il fotovoltaico arriva a sostituire le centrali alimentate da fonti fossili. A questo punto, il sistema tariffario dovrebbe essere rovesciato rispetto al vecchio schema duale tariffa multioraria o monoraria, per incentivare, con minori costi in bolletta, i consumi energetici nei momenti di maggiore disponibilità, che non sono certo la mattina molto presto o la sera quando non c’è il sole.
Il cambio di piani tariffari, per proteggere il consumatore, che intanto ha dovuto fare i conti con un. costo del gas triplicato negli ultimi tre anni, è applicato in diversi paesi europei, come la Spagna, dove il mercato energetico prevede 24 prezzi orari, ogni giorno, che cambiano sulla base della domanda e dell’offerta di energia. In Italia si preferisce lasciare il consumatore nell’ignoranza, proponendogli come conveniente una tariffa (quella multioraria) che non lo è più, e si traduce soltanto in uno spreco di soldi e di comodità (perché si tratta di disciplinare l’uso degli elettrodomestici in orari decisamente scomodi). La cosa più grave e meno trasparente è che quasi la metà degli italiani (il 43,6 per cento) non sa che la tariffa multioraria non conviene e continua a fare una faticosa attenzione ai consumi energetici in determinate fasce orarie.
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