TASSA NOTTURNA FARMACIA
La stangatina è arrivata alla fine dello scorso anno, come Babbo Natale, nel silenzio assordante di giornali e tv. La ministra Beatrice Lorenzin, sempre pronta a difendere malati e cittadini, ha firmato un decreto con il quale, dalla mattina alla sera, il costo che si deve pagare alla farmacia di turno che dispensa medicinali dopo l’orario di chiusura, è raddoppiato. Sì, il doppio: alla faccia dell’inflazione e di qualsiasi altro parametro ragionevole per aumentare i costi.
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TASSE FARMACI
La lobby dei farmacisti (18mila privilegiati) è molto potente, la signora Lorenzin ha un partito finto e dunque un bisogno urgente di voti (innanzitutto per le elezioni politiche del 2018) e dunque il regalo a un’intera categoria è comprensibile dal punto di vista del suo tornaconto politico. Ma per i consumatori, non parliamo di piccole cifre. L’extra da versare a una farmacia durante l’orario del suo turno di apertura la sera o nei giorni festivi era di 3,87 euro, adesso è schizzato a 7,5 euro e sale a 10 euro nelle farmacie rurali e dei centri minori. In qualche caso, questa tassa costa più dello stesso farmaco. Un esempio? In un piccolo centro, il consumatore è costretto a pagare una siringa da 1,5 euro ben 11 euro, e una confezione di tachipirina, che costa meno di 5 euro, arriva a oltre 12 euro.
TASSA NOTTURNA FARMACI
I farmacisti si difendono dicendo che l’aumento andava fatto, visto che il ticket notturno era bloccato dal 1993, ma evidentemente fanno dei conti del tutto sbagliati. Come quelli della ministra Lorenzin, che si è dimenticata dei 4 milioni di clienti che ogni giorno mettono piede in una farmacia per acquistare qualche confezione. Sono loro che, auguriamoci quando andranno a votare, si ricorderanno del regalo concesso alla lobby del settore.
Questo ticket non ha alcuna motivazione economica. E non ha alcun fondamento giuridico, se non nella palude della peggiore Italia corporativa e feudale. Le farmacie aperte anche di notte sono circa 1.500: fanno un servizio, calcolano costi e ricavi (la notte agiscono in monopolio) e dunque, come qualsiasi impresa, non hanno diritto ad alcun extra per l’apertura fuori dall’orario canonico del commercio. A Roma, ho visto alcune farmacie che di notte pretendono il “diritto di bussata“. Non scherzo, per il solo fatto che schiacci il pulsante del loro campanello, devi pagare 2,5 euro. Un mancia in regalo ai farmacisti.
TASSA DOMENICA FARMACIA
E per rendere ancora più odiosa questa tassa, la ministra, sempre d’accordo con la lobby della categoria, ha cercato di “indorare” la sua pillola-supposta ai consumatori prevedendo l’esenzione della tassa per chi si presenta in farmacia con un certificato, firmato da un medico del pronto soccorso o da un medico di base, che attesti “l’urgenza” dell’acquisto. In questo caso, il farmacista comunque incassa il suo extra dividendo, ma il conto invece del consumatore lo paga il Servizio Sanitario nazionale. Ora, immaginate un signore che ha bisogno mdi fare un siringa di sera po di domenica: deve cercare il medico di base per non pagare una tassa da 7,5 a 10 euro, e sicuramente in quei giorni e in quegli orari non lo trova. Che fa? Bussa al Pronto soccorso dove i medici sono impegnati a salvare la pelle a qualcuno e chiede una firmetta per non pagare la gabella per un siringa? A volte, di fronte a questi piccoli soprusi, si ha proprio la sensazione che i nostri ministri oltre a mostrare scarsa competenza, vivano sulla luna. Vicini magari a una farmacia, ma lontanissimi dai problemi quotidiani delle persone.
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